Una maledizione si è abbattuta sul Manchester United ormai da 12 anni. Che il 19 maggio 2014 fosse un giorno triste e toccante per i Red Devils era facilmente comprensibile, ma che potesse essere uno degli ultimi giorni di gloria dei successivi 12 anni non lo credeva quasi nessuno. In quella data l’Old Trafford salutava Sir Alex Ferguson: da quel giorno solo fallimenti manageriali. In questi giorni le dimissioni di Erik ten Hag testimoniano l’ultima esperienza totalmente negativa su quella panchina, un tempo troppo lontano, spesso vincente.
C’era una volta ten Hag “il mago”: al Man United tante figuracce
L’Ajax della stagione 2017/18 aveva entusiasmato e fatto innamorare. Qualcuno addirittura parlava di quella squadra paragonandola alla spettacolare “Arancia Meccanica” del 1974, capitanata da un certo Johan Cruijff, che non vinse il Mondiale ma che rivoluzionò il modo di intendere il calcio. Quella squadra in cui abbondavano i talenti (da de Jong a Neres passando per de Ligt e Tadic) era allenata da un giovane manager in rampa di lancio: Erik ten Hag.
Quel tecnico fu capace di eliminare il Real Madrid agli ottavi di Champions League e la Juventus ai quarti e che andò vicinissimo a centrare la finale che sfuggì per pazzi tre minuti in semifinale contro il Tottenham di Pochettino. Quell’uomo dimostrò una personalità importante e sopra le righe in quella stagione in alcuni episodi. Il più lampante? Quello accaduto quando ebbe un battibecco con Massimiliano Allegri e Cristiano Ronaldo allo Juventus Stadium nei quarti di finale contro i bianconeri. Anche in quella occasione ebbe ragione lui, portandosi in Olanda qualificazione e vittoria.
L’utilizzo del passato remoto rende bene l’idea: quel tecnico, capace di meravigliare il mondo, ora non esiste più. Un mito ormai strapazzato dalle tantissime figuracce a cui ha esposto il suo Manchester United. Due stagioni, molti fallimenti. Disastri tecnici, tattici e sul mercato che hanno contribuito a far perdere allo United non solo tantissimi soldi ma anche tanto appeal internazionale. Graziato tantissime volte, dopo l’ultima sconfitta contro il West Ham dello scorso weekend ten Hag ha deciso di lasciare la panchina. Mai scelta fu più saggia, forse la prima grande scelta del tecnico.
I fallimenti di ten Hag: dal calcio “posizionale” ai milioni sborsati sul mercato
Nell’analisi di un tecnico bisogna partire sempre dal modo di intendere calcio. Erik ten Hag arrivava in Inghilterra con grandi aspettative e tanta voglia di eguagliarsi al mito Pep Guardiola. Il mito rimane mito, impossibile da raggiungere specie con questi risultati. Il tecnico olandese avrebbe voluto concepire anche con i Red Devils un calcio posizionale, fatto di dominio del gioco, pressione altissima e spazio al talento. Il 4-3-3 con tanto di falso nove all’Ajax la base dei successi che avevano convinto la dirigenza dello United a puntare su di lui. In Inghilterra si partiva con un grande vantaggio: il budget. Sì perché in Olanda per tradizione si lavora con i talenti che ci sono per trasformarli in campioni e plusvalenze, in Premier i campioni invece si comprano indipendentemente dal loro costo. Ogni desiderio è un acquisto. Da Anthony a Casemiro, passando per i vari Onana, Lisandro Martinez, Hojlund, Zirkzee, de Ligt. Potremmo andare avanti facendo la lista della spesa, ma ci fermiamo. Non vorremmo essere troppo cattivi. Ci limitiamo a dire che la spesa nelle ultime due stagioni segna oltre i 700 milioni spesi. Per vincere cosa? Una Carabao Cup e la FA Cup 2024.
Un budget troppo dispendioso se messo in relazione ai risultati in Premier, in cui il tecnico olandese ha poi collezionato un terzo posto nel primo anno ed un ottavo nella stagione scorsa. Nonostante questi macabri risultati, ten Hag ha sempre dimostrato atteggiamenti altezzosi, stravaganti e presuntuosi che hanno letteralmente rovinato un personaggio che poteva, un tempo, dare veramente tanto al calcio. Basti pensare a come ha messo all’uscio della porta un campione come Cristiano Ronaldo, che sappiamo cosa rappresentava e rappresenta per quei colori. Il tempo è galantuomo e ridà all’uomo ciò che ha seminato nel tempo e con ten Hag, forse, è stato fin troppo buono.
Il futuro dello United: pronta la battaglia al City
Si apre così una nuova fase per il Manchester United. L’ennesima ricostruzione che ora però non si può più sbagliare. Squadra momentaneamente affidata a Ruud van Nistelrooy, che poi cederà il timone a chi arriverà. I nomi sono tanti: da Xavi a Zidane, fino ai “nostri” Massimiliano Allegri e Simone Inzaghi. Il prescelto però sembra uno: Ruben Amorim dello Sporting di Lisbona, che pratica un calcio votato all’attacco e che ama il dominio del gioco. Un’altra scommessa di talento dunque in arrivo all’Old Trafford? Ci sarà da battagliare per avere il tecnico portoghese. Amorim infatti sarebbe legatissimo al direttore sportivo Hugo Viana, promesso sposo del Manchester City. Il ds dello Sporting farà carte false per portare il suo amico sulla sponda celeste di Manchester nel caso in cui Pep Guardiola dovesse abdicare la prossima stagione. Potrebbe dunque profilarsi una battaglia a suon di milioni per accaparrarsi il giovane manager che, sicuramente, avrà l’acquolina in bocca. Comunque andrà, una cosa è certa: finanze per il mercato in Inghilterra abbondano, sia al City che allo United. Per spendere i soldi bene bisognerà invece fare tutto il contrario di ten Hag.