Andrea Agnelli, presidente della Juventus, è intervenuto durante l’evento “FT Business of Football Summit” organizzato al Financial Times Forum a Londra. Il numero uno dei bianconeri si è soffermato sull’argomento Superlega, analizzando la situazione attuale ed i piani da attuare in futuro.
Le sue parole
“La Superlega non è un fallimento. Si tratta del lavoro collettivo di dodici squadre, non di una sola persona. Dodici club hanno sottoscritto un contratto di 120 pagine ed è ancora vincolante per undici di loro”.
Sull’annuncio della Superlega.
“Tornei del genere vengono progettati da quando sono teenager. Lo scorso anno è stata la prima volta in cui dodici società hanno fatto un comunicato congiunto. Si trattava di un profondo grido d’allarme, per creare un sistema sostenibile onde evitare di finire schiacciati. Il sistema non sostenibile è rimasto e ora aspettiamo il giudizio della Corte di Giustizia UE che potrà definire se l’industria in cui operiamo è libera e trasparente, oppure se l’attuale regolatore è monopolistico e non ci dà struttura adeguata. Ho grande fiducia nel giudizio della Corte di Giustizia UE”.

Sulle parole di Tebas e sulla sua posizione nell’UEFA.
“Viviamo in un’industria che genera 25 miliardi di tasse, in cui lavorano un milione di persone, è un catalizzatore di identità europea. Per me oggi il calcio europeo è in una situazione disperata e ha bisogno di riforme. Non voglio rispondere a domande su Tebas, perché le sue parole lo qualificano. Sulla Superlega vorrei aggiungere due cose. Un mese prima del lancio del progetto, al Congresso Uefa, sul mio conto c’è stato un controllo per l’eleggibilità nel Comitato Esecutivo: nella verifica ho specificato che stavo studiando progetti alternativi al di fuori dal sistema UEFA e la risposta che ho ricevuto è che potevo essere confermato nel Comitato Esecutivo, quindi all’UEFA sapevano che stavo lavorando in quel senso. Inoltre, avevo ovviamente firmato un NDA con gli altri club, come è normale in operazioni di questo tipo: non potevo comunicare tutto, quindi, all’esterno”.
Sul rapporto di fiducia con Tebas e sul bisogno di un nuovo torneo.
“In tanti pensano che io abbia tradito la loro fiducia? Rappresento una famiglia che possiede la Juventus da 99 anni, quando incontro qualcuno per strada non mi dice nulla di ciò e anche qui dentro nessuno me l’ha fatto notare. Forse lo spagnolo che ha parlato prima (Tebas, ndr) pensa che io abbia tradito la sua fiducia, lui sì. Il progetto Superlega era stato lanciato e non era stato usato come una minaccia o come volontà di cercare un compromesso, come avvenuto in passato. Il compromesso non è più una scelta, servono riforme. La domanda che bisogna farsi è se il regolatore monopolistico può mandare avanti industria da 75 miliardi: io credo di no. Vogliamo avere la libertà di creare una competizione. Mi siederò e sosterrò una governance trasparente. Io aspetterò che il Consiglio di Giustizia Europeo ci dica se l’attuale organismo sia idoneo allo scopo. Se vedo la Juventus giocare in Champions League nei prossimi cinque anni? La vedo giocare nella principale competizione europea”.