Un ultimo soffio di grande calcio prima della tempesta. L’Atletico Madrid espugna Anfield Road e condanna il Liverpool all’eliminazione dopo 120 minuti di rara intensità.
La temibile banda del Cholo Simeone ha vinto nella maniera a loro più congeniale, e cioè tenendo botta agli assalti Reds prima di colpire alla prima occasione buona. Cinismo e huevos, oltre ad un ispirato Oblak tra i pali dei madrileni, sono stati fatali a Salah e compagni: c’è una Premier League da festeggiare, vero, ma l’eliminazione casalinga brucia e le tante occasioni avute nei 90 minuti regolamentari gridano vendetta.

Da qui in avanti potremmo continuare a raccontare il match, cercando di estrarre le chiavi tattiche dell’incontro con l’obiettivo di filosofeggiare su di esse. La realtà però ci sta imponendo di fermarci, senza deroghe possibili. La percezione del pericolo causato dal veloce diffondersi del coronavirus sta finalmente valicando il confine italico: la NBA ha sospeso il proprio campionato, il Real Madrid è in quarantena e i principali campionati europei vanno verso la sospensione.
All’appello manca la UEFA, tutt’ora impegnata in questa scellerata operazione di normalità. Dopo aver permesso Liverpool-Atletico Madrid a porte aperte, Ceferin ha comunicato di voler disputare tutte le partite di Europa League ad eccezione di Inter-Getafe e Siviglia-Roma: una follia. Certo è che la tornata europea sarà l’ultima serata di calcio giocato, almeno per un po’.
E gli appassionati? Sarà un momento di rinunce, per se stessi e per gli altri. Ne abbiamo bisogno, consapevoli di voler tornare a parlare del gioco più bello del mondo quanto prima. Ora, però, restiamo in casa.