Atalanta, Gasperini: “Ho rifiutato varie offerte dall’estero, volevo rimanere in Italia. Anche la Roma mi contattò”

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Ad un giorno di distanza dalla pesante sconfitta subita in campionato per mano della Roma (1-4), Gian Piero Gasperini, allenatore dell’Atalanta, è stato invitato come ospite al programma Sky Calcio Club, condotto da Fabio Caressa. Il tecnico ha affrontato vari temi durante il corso della trasmissione.

Le sue parole

In Milan-Napoli è successa una cosa simile al caso di Palomino ieri in Atalanta-Roma.
“Quello di ieri è diverso. Irrati sapeva che Palomino aveva fatto gol. Lui lo aveva assegnato, è stato un errore di comunicazione. Se fosse stato fuorigioco lo avrebbero mandato al monitor. Il Var non può decidere se è fuorigioco o no, lo deve fare l’arbitro. Le registrazioni tra gli arbitri sono un segreto di stato? C’è un rigore abbastanza netto su Zapata, ma questi errore si accettano. Il secondo no”.

Hai cambiato il modo di giocare a calcio.
“Questo è un grande orgoglio per me, un successo incredibile. Un po’ avverto questa cosa. Per anni sono stato considerato un pazzo che giocava un calcio senza futuro”.

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Ti ispiri al calcio totale olandese?
“Ho avuto varie influenze, innanzitutto quando giocavo, c’era Catuzzi al Bari, c’era Zeman al Licata e Sacchi ancora a Rimini. C’era solo il Pescara che giocava a zona. Il pressing ha cambiato il mio modo di vedere il calcio e anche di allenarmi. Molto di più con la palla, con i possessi, le partitelle a tema, poi con il tempo mi sono sviluppato e anche in questi anni ho cambiato qualcosa. Anche io mi sono evoluto, con il Genoa giocavo con una punta”.

Gli infortuni.
“Molte squadre sono state colpite dagli infortuni, è difficile capire il perché. Anche noi all’inizio abbiamo avuto vari infortuni muscolari gravi come quelli di Muriel e Gosens. Non ci era mai capitato”.

Ilicic ed il lavoro sulla testa dei giocatori.
“Lavorare sulla testa è la cosa più difficile. Ogni giocatore è diverso dall’altro. Vedere Ilicic ritornare a giocare è stata una grande soddisfazione. Per un momento voleva smettere, ma quest’anno è motivato come non mai. Con il tempo ritornerà al top”.

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Il suo modo di giocare.
“Come tutte le squadre abbiamo un’organizzazione curata, la nostra ci porta ad aggredire in avanti e io ho trovato giocatori con questa predisposizione. I giocatori preferiscono andare avanti che correre all’indietro, per questo a volte prendiamo troppi gol. Questa caratteristica però ci permette di segnare tanto. Non si può avere tutto, l’ideale sarebbe correggere gli errori e continuare a fare le cose buone”.

L’importanza della vittoria. 
“Anche le squadre che lottano per salvarsi hanno bisogno di vincere almeno 10 partite facendo così 30 punti, che sono di più di 20 pareggi, quindi anche chi deve salvarsi deve provare a vincere, una volta si diceva che invece ci si doveva difendere, oggi non è così, ovviamente bisogna avere un equilibrio e non essere dei colabrodo”.

La squadra che ti ha impressionato di più?
“Dopo 18 partite la classifica è vera. Le prime 3 sono molto forti, ma il Napoli è quella che mi ha impressionato di più. Noi abbiamo fatto cose straordinarie, è difficile però tenere il passo delle avversarie se vincono 10 partite di fila. Noi già viaggiamo ad un ritmo molto forte”.

Il problema dei risultati in casa.
“Hai ragione. Con la Roma abbiamo esagerato, in avanti non abbiamo fatto bene, eravamo statici e per esagerare abbiamo fatto avanzare i difensori. Ieri ci siamo trovati spesso con 2 difensori centrali fuori posizione”.

Il modo di interpretare il calcio.
“Ora non si inventa più niente, si prendono spunti un po’ ovunque. Io sono stato influenzato dall’Olanda e dall’Ajax, mi hanno impressionato. Con il Napoli Demiral ha fatto un gol da centravanti incredibile. Portarlo in area non è facile, ma bisogna trovare una soluzione e la trovano i giocatori. Il mio compito è quello di far fare ai giocatori ciò che riesce meglio. Malinovskyi era stato preso per essere un registra ed ora gioca da un’altra parte”.

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L’Hellas Verona.
“Questa è una squadra terribile, anche oggi con il Torino. Affrontarli è molto difficile, noi non siamo la squadra che corre di più”.

La caratteristica che deve avere per forza un giocatore?
“Deve avere almeno una qualità forte, è necessaria. Inoltre la testa è importantissima, si valuta molto poco ma per me è fondamentale“.

Allenare i giovani.
“Io ho fatto tanto settore giovanile, quando facevo i provini in mezz’ora dovevo capire chi aveva qualcosa e selezionare e questa è stata una grande scuola. In Italia si parla moltissimo di tattica, mentre a me piace molto analizzare il livello dei giocatori”.

La rosa e gli allenamenti.
Abbiamo un gruppo mentalmente molto solido di varie nazionalità e con culture diverse. I giocatori devono lavorare tanto, ma devono divertirsi. Devo trovare allenamenti utili e vari, cerco le novità”.

Perché non ti hanno chiamato grandi squadre?
“Sono stato 15 giorni all’Inter, ma non ho mai allenato praticamente. Ho avuto varie proposte all’estero, ma non ho mai voluto lasciare l’Italia. La mia fortuna l’ho fatta prima al Genoa e poi ora all’Atalanta”.

Il ruolo degli allenatori in Italia.
“Io ho avuto tanti giocatori forti, non è che a loro insegno la tecnica, ma devo convincerli con le miei idee perché devo lasciare a questi giocatori qualcosa in più. In Italia gli allenatori non scelgono i giocatori. Il più delle volte si hanno rose numerosissime e si allenano i giocatori che si hanno, non è semplice”.

Quanto ti è dispiaciuta l’eliminazione in Champions.
“Mi è dispiaciuto moltissimo. C’è differenza con il calcio europeo, ma quest’anno quello italiano si è avvicinato per merito di tutte, anche grazie a Spezia ed Empoli. Potevamo passare il turno, era alla nostra portata. Vincere a tutti costi quelle partite lì è difficile per tutti”.

Prendere gol nei primi minuti.
“Questo è un problema, ogni volta prima di iniziare la partita ce lo diciamo, ma quest’anno è capitato contro Milan, Roma e Villarreal”.

Zaniolo.
“L’ho visto bene, speriamo faccia il suo percorso anche in Nazionale. Questo ragazzo ha avuto grandi problemi, ma ha tutto per essere un top sia fisicamente sia tecnicamente. All’Atalanta dove lo farei giocare? In attacco (ride, ndr)”.

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Tecnica e tattica. 
“La tecnica è fondamentale, della tattica non ne parliamo neanche troppo perché abbiamo tante possibilità video per guardare, il calcio è un gioco di situazioni. Si possono avere degli adattamenti, ma sono cose che fanno tutte le squadre”.

L’Inter ha grande equilibrio, questo fa la differenza?
“Assolutamente sì, infatti è prima in classifica. Ha dimostrato una solidità superiore a tutti. Pensavo che l’assenza di Lukaku potesse creare più problemi, ma è stato molto bravo Inzaghi. Bastoni sta giocando come Acerbi l’anno scorso, quando veniva in mezzo al campo”.

L’esperienza alla Juventus.
È stata una scuola fantastica, da giocatore, nel settore giovanile, tutto quello che è stata la Juve è stato molto importante. Non c’è mai stata una vera possibilità di allenare la prima squadra della Juve. Ma per noi ragazzi è stata una vera scuola di vita, sono stati anni formativi. Mi aspetto che la Juventus si tirerà fuori da questa situazione. I giocatori sono forti, anche a centrocampo non sono così deboli come sono stati descritti. Faranno un girone di ritorno su un altro livello, può fare un filotto di vittorie importanti. Può lottare tranquillamente per la Champions, per lo scudetto è molto difficile”.

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Ti piacerebbe vincere l’Europa League? Hai paura che terminare la tua avventura all’Atalanta senza un trofeo possa essere una macchia?
“Mi piacerebbe vincerla, ci proverò. La Coppa Italia mi è rimasta un po’ qua, l’ho persa per due volte. Noi ci stiamo riproponendo da qualche anno oltre gli 80 punti, arrivare a 90 è difficile. Difficilissimo vincere la Champions, per lo scudetto serve che le squadre davanti sbaglino qualcosa. Il nostro obiettivo è migliorarci, non dobbiamo guardare gli altri perché magari loro possono spendere 100 milioni per un giocatore”.

Il mercato.
“Quest’anno non pensavamo di vendere Romero, ma abbiamo preso Musso, Demiral che è stata una grande operazione e Koopmeiners che è forte, ma in quel ruolo eravamo coperti. L’Atalanta non può mai sbagliare. Se non andiamo in Champions perdiamo 50 milioni, se non vendiamo Romero perdiamo 50 milioni. Abbiamo preso buoni giocatori come Miranchuk, che è molto forte, ma in quel ruolo abbiamo tre giocatori uguali. Questo è un errore che ancora paghiamo. Luca Percassi ha idee chiare, diventerà un grande dirigente”.

La possibilità di allenare la Roma.
“Ho conosciuto Fienga, che mi ha fatto una grandissima impressione. Quando mi ha contattato però l’Atalanta stava lottando per la Champions con la Roma ed alla fine siamo andati noi. Fare la Champions con l’Atalanta non aveva prezzo”.

I giovani.
“Vedere nel settore giovanile il 50% di giocatori stranieri mi dispiace molto. I dirigenti fanno le squadre per vincere e non conoscono le prospettive dei giocatori, non riescono a vedere i talenti anche se fisicamente sono ancora acerbi. Quando sono arrivato a Bergamo ho trovato una miniera, vedevo l’Atalanta come una squadra giovane fresca, che attaccava, difendeva, che aveva grande intensità, con tanti ragazzi. E non era mai stata così perché magari tirava fuori un talento ma a partire da una squadra di giocatori ‘vecchi’ che dovevano salvarsi. Negli anni abbiamo cambiato completamente pelle, ora sono rimasti solo Rossi, Freuler e Toloi”.

Un allenatore che vedi come te.
“In Serie A mi piacciono tutti. In Serie B ho visto il Benevento ed il Lecce. Non capisco perché i giocatori del campionato cadetto non possano giocare in Serie A”.