Nella boxe esistono due macrocategorie agli antipodi che differenziano in modo netto il modo di affrontare l’avversario: il puncher e l’outfighter. Il puncher azzanna la preda come se non ci fosse un domani, in modo proattivo, con la consapevolezza di avere un tempo limitato per sparare le proprie cartucce. L’outfighter fa dei mind games, del lavoro ai fianchi la propria ragion di vita. Essendo perfettamente a conoscenza di evidenti limiti strutturali si comporta in maniera reattiva attendendo la mossa falsa degli avversari per metterli al tappeto.
Massimiliano Allegri e Diego Pablo Simeone, nel confronto tra l’Atletico Madrid e la Juventus, hanno optato entrambi per la seconda strategia. Il problema per Max è che questa scelta ha significato concedere il cavallo di battaglia al “cantante” contro cui si sta giocando la permanenza nella manifestazione. Mandare un messaggio del tipo “Me la gioco in casa tanto non segni” ha fomentato ulteriormente l’animus vivendi di una squadra ossessionata dalla Champions League e dalla prospettiva della finale casalinga. L’equivalente di sfidare Scorsese con un film sulla mafia o George Martin con un libro a tema Fantasy.
Tuttavia tra 3 settimane ci sarà l’occasione per rimediare all’immobilismo tattico palesato al Metropolitano di Madrid. Andando ad attaccare la banda del Cholo, non azionando direttamente la sesta come vorrebbe l’ex interista ma con testa. Quella testa che Allegri ripete come un mantra in ogni intervista. E tanta tecnica, cercando di imitare il piano tattico della squadra che ha regolarmente estromesso l’Atleti dalla massima competizione continentale: il Real degli Isco, Kroos e Modric. Spegnendo il fuoco che arde i sentimenti rojiblancos con l’unico elemento possibile: l’acqua.