Gerard Piquè, difensore classe 1987, pilastro della nazionale spagnola e del Barcellona, ha rilasciato una lunga intervista presso il portale La Vanguardia. I punti toccati dal giocatore sono stati numerosi e hanno interessato soprattutto la difficile situazione vissuta dal club nell’ultimo periodo relativa al rapporto creatosi tra la società e alcune delle bandiere del club. Relativamente alla campagna diffamatoria organizzata da Bartomeu contro i giocatori più rappresentativi del Barca, Piquè si è esposto in modo netto e severo. Questo il suo commento, infatti, relativo alla questione “Barcagate”: “Innanzitutto credo che sia assurdo che il club abbia pensato di spendere dei soldi per criticarci. Ma la cosa peggiore è che chi ha ideato tutto questo stia ancora lavorando per il Barcellona. Ho chiesto spiegazioni al presidente e lui mi ha detto: ‘Gerard, io non lo sapevo’. Preferisco non lasciarmi male con nessuno, la mia relazione con il presidente può essere cordiale, ma certe cose rimangono. Poi credo anche che sia sorprendente che gente del calibro di Guardiola, Puyol, Xavi o Valdes non sia al Barcellona. Queste persone fanno parte della storia del club, lo hanno reso grande e dovrebbero sempre stare qui. L’esonero di Valverde? Non mi è sembrato coerente mandarlo via a metà stagione quando era in testa alla Liga e dopo aver vinto i due campionati precedenti. Non mi è sembrato logico“.
Quel messaggio, forse decisivo, mandato a Messi
Si è parlato a lungo ,quest’estate, dei dissapori creatisi tra il Barcellona e Lionel Messi. Tanti rumors e qualche notizia inventata ma una cosa è certa: mai come negli scorsi mesi, l’argentino è stato vicino a cambiare squadra, lasciando il club di cui è ormai icona. Piquè ha commentato anche questa situazione, scagliandosi ulteriormente contro la società: “Come è possibile che Messi, il miglior giocatore della storia, si alzi un giorno e decida di inviare un fax per andare via perché sente che nessuno lo sta ascoltando? È qualcosa di scioccante. Io, da presidente, mi sarei comportato in maniera differente. Era un argomento molto personale – ha spiegato il difensore -, ma ricordo di avergli chiesto di pazientare. Gli ho mandato un messaggio dicendogli: ‘Leo, un anno e poi arriverà gente nuova…’. Messi merita tutto, è qui da 16 anni e il nuovo stadio del Barcellona deve prima portare il suo nome e poi quello dello sponsor. Bisogna preservare le figure importanti, non depotenziarle”.