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Bologna, Fabbian: “Thiago Motta è un maestro di calcio. Inter? Per ora sto benissimo qui”

Una delle sorprese della magnifica stagione del Bologna è Giovanni Fabbian. Il centrocampista classe 2003 è arrivato a titolo definitivo dall’Inter, ma i nerazzurri sul calciatore hanno un diritto di recompra fissato a 12 milioni di euro. Il ventunenne ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport parlando del passato, del presente e anche del futuro.

Parola a Giovanni Fabbian

Sul futuro
“Ritorno all’Inter? Sto benissimo qui, e non è una risposta diplomatica. È un gran gruppo, ci divertiamo. Il domani lo affronteremo domani. Box to box? Cerco di fare quello che è più utile alla squadra e quello che mi è più congeniale. Mi piace fare gol, ovviamente. Ma il mio ruolo è così bello, consente di legare il gioco nostro, di interrompere quello altrui, di disegnare lanci in profondità e di costruire fraseggi da vicino. Tutto il calcio, in un ruolo solo”. 

Su Thiago Motta
Con lui mi trovo benissimo. È un maestro di calcio che chiede molto a ciascuno di noi e sa garantire un clima molto bello, molto sereno all’interno dello spogliatoio, in campo e fuori. Sa essere duro, quando serve. E aiuta a migliorare, tecnicamente e tatticamente. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno una gran voglia non solo di vincere, ma di giocare al calcio. Che considerano questo verbo, giocare, non come una pura definizione, ma come un invito a vivere il football come invenzione e disciplina, come talento e organizzazione. Siamo focalizzati sugli obiettivi che mister e società ci danno”.

Sul sogno Champions
“Se è l’Europa l’obiettivo? Non lo so, certo sarebbe fantastico. Il nostro obiettivo è vincere ogni volta che scendiamo in campo. Non sempre ci riusciremo, ma sempre dobbiamo provarci”.

Su Zirkzee
“Ha delle doti incredibili, lo si vede in campo. Ma oltre il rettangolo di gioco ha virtù forse meno visibili, ma per un gruppo fondamentali: è un bravissimo ragazzo, solare, divertente. Come calciatore è molto giovane e ha margini di crescita per me impressionanti”.

Sugli inizi
“I palloni ricoprivano le mensole della mia stanza, il calcio era, è, e sarà sempre la mia magnifica ossessione. Da bambino avevo anche molte magliette, che indossavo anche quando non giocavo. Una su tutte, quella di Alessandro Del Piero. L’esempio? Mio nonno. Lui era molto bravo a giocare, Nereo Rocco lo voleva portare al Padova. L’unico consiglio che mi ha dato è di divertirmi, di restare tranquillo“.

Sullo studio
“Ho fatto le superiori seguendo l’indirizzo del liceo scientifico sportivo, prima a casa e poi presso la scuola dell’Inter. Preso il diploma di maturità mi sono iscritto a Economia e Commercio. Mi interessano le materie, ho già dato tre esami. Non sento una frattura tra quello che faccio in campo e quello che mi spinge a capire i libri universitari”.

Sulla Nazionale
“Ora non ci penso. La maglia azzurra è il sogno che popola l’immaginazione di ogni ragazzino. Posso realizzarlo soltanto giocando bene e comportandomi meglio. Cosi, solo cosi, questo tipo di desideri si avvera”.

Pietro Suraci

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