Nel giorno dell’anniversario della strage di Superga, Urbano Cairo, presidente del Torino, ha parlato anche del presente e del futuro più prossimo: volontà di tornare in campo, allenamenti concessi in maniera particolare ed anche delle difficoltà dei dipendenti del Torino in questa situazione pandemica che ha ridotto tutti a casa.

“Lega compatta, ma bisogna capire se si può andare avanti”
È un Urbano Cairo, intervenuto a Radio Anch’io Sport, che in giorno particolare per il suo Torino , riesce anche a trovare modo di parlare di stretta attualità, descrivendo il clima che regna all’interno della Lega di Serie A: “Il clima in Lega è compatto, ma ci sono anche opinioni differenti e bisogna capire se si potrà proseguire o meno il campionato. Dobbiamo tenere conto dei problemi. In questo momento ognuno deve fare sacrifici“.
Uno dei temi focali è quello sicuramente dell’economia che perde tantissimo con il calcio sospeso in questo modo. Cairo ha guardato in casa propria, sottolineando anche la propria preoccupazione per tutti i dipendenti del Torino Calcio. “In questo momento ognuno deve fare dei sacrifici, una situazione del genere non si era mai verificata. Solo nel ’43, ’44 e ’45, durante la guerra, il Pil era sceso di più rispetto alle stime di quest’anno”. Sul ritorno in campo c’è qualche dubbio: “Stiamo tutti valutando se la ripartenza è fattibile ed è giusto farlo, ma la parola finale spetterà alle istituzioni. Sono molto preoccupato per i dipendenti del Torino che la cosa venga fatta nel modo migliore, con tutte le tutele. Non cambierei il format“.
Infine, anche un commento sulla strage di Superga in cui persero la vita coloro i quali avevano reso i granata una squadra apprezzata in tutto il mondo: “Andremo velocemente a Superga per deporre un mazzo di fiori, con l’autorizzazione del prefetto. Siamo in un momento molto particolare: ai tempi del Grande Torino era appena finita la Seconda Guerra. Questa pandemia non è una guerra, ma ha sconvolto la nostra vita. Il Grande Torino diede un senso di rivincita, il popolo italiano si unì, c’era un affetto particolare”.