È proprio il caso di cantare “Football is coming home”, citando l’inno scritto dagli inglesi in occasione degli Europei ospitati nel 1996. A completare il quadro perfetto per il calcio d’oltremanica, dopo le spettacolari rimonte di Liverpool e Tottenham in Champions League, ci hanno infatti pensato Arsenal e Chelsea, uscite vittoriose dal doppio confronto contro Valencia ed Eintracht Francoforte in Europa League.
Il successo di Sarri
E mentre l’ItalCalcio si lecca le ferite per una stagione europea costellata da rimpianti e mediocrità, diventa più che mai giusto e doveroso fare un passaggio su Maurizio Sarri: in attesa di ciò che dirà l’esito del match di Baku, si può già affermare che il tecnico toscano abbia finalmente risposto con i risultati alle pressanti critiche piovute negli ultimi mesi sul suo conto.
L’ultimo allenatore italiano a raggiungere la finale in questa competizione è stato Alberto Malesani: sono passati venti anni, era il 1999 ed il Parma si laureava campione di quella che all’epoca si chiamava ancora Coppa Uefa. Di tempo ne è passato e pochi, De Laurentiis compreso, pensavano toccasse a Sarri raccogliere l’eredita.
Stagione sottostimata
Una finale europea, questa, che si somma alla EFL Cup persa ai rigori contro il City e alla qualificazione in Champions League ottenuta con un turno d’anticipo: niente male per chi ha dovuto convivere per lunghe settimane con il “Fuck Sarri-ball”, mantra dei tifosi blues cantato a squarciagola per sottolineare il disappunto nei confronti del gioco impostato dall’undici londinese, nonché con le pressioni di una proprietà – quella targata Roman Abramovich – sempre più austera e disincantata, ben lontana dai faraonici mercati di un decennio fa.
Il vero successo di Sarri, in ogni caso, sta tutto in quanto detto sopra: nel non essersi piegato alle logiche di un calcio abituato a schemi e filosofie diametralmente opposte, tatticamente parlando e non solo, anche quando tutto sembrava remare in altra direzione. Ed è giusto che siano state le sue idee, nella loro rappresentazione più nitida e incontaminata, ad avergli dato la possibilità di giocarsi un titolo così importante.