Dopo la disastrosa annata della stagione scorsa, tutti a Roma sentivano l’esigenza di dar vita ad una vera e propria rivoluzione, che permettesse di rimediare agli errori del ds Monchi e portare nuovamente la squadra nell’Europa che conta.
L’anno primo dell’era post De Rossi si è aperto con l’addio di Totti alla Roma e le difficoltà di arrivare subito a Petrachi perché potesse prendere il posto dell’ex Siviglia. Non meno complicata è stata la scelta dell’allenatore, che ha visto trionfare Paulo Fonseca dopo i tanti nomi fatti.
Nominato anche da Sarri nella sua conferenza stampa di presentazione alla Juventus, che ne parla come uno dei prospetti più interessanti del panorama calcistico europeo, l’allenatore portoghese ha da subito maturato un rapporto di felice collaborazione con il ds Petrachi che, in modo intelligente e oculato, senza spese folli ha consegnato al mister una rosa completa e adatta al suo modulo. Ma vediamo chi è Paulo Fonseca.
Chi è Paulo Fonseca: una vita sul campo
Chi è Paulo Fonseca? Nato in Monzambico, Fonseca è stato un difensore portoghese tra il 1991 e il 2005. Esordisce tra i professionisti con la Barreirense con la quale giocherà tra il 1991 e il 1995. Viene dunque acquistato dal Porto e girato in prestito a squadre minori prima di passare all’Estrela Amadora nel 2000, squadra con la quale si chiude la sua breve e non brillante carriera da calciatore nel 2005 e si apre il suo percorso da allenatore.
Allena poi il Pacos de Ferreira e conquista una storica qualificazione ai preliminari di Champions. Nel 2013 viene chiamato ad allenare il Porto dopo Vito Pereira, totalizzando in questa sua esperienza 21 vittorie su 37 gare disputate prima di essere sollevato dall’incarico nonostante la vittoria della Supercoppa di Portogallo.
Sceglierà intelligentemente di tornare nuovamente al Pacos de Ferreira prima di firmare con il Braga nel 2015, squadra con la quale conquista la Supercoppa portoghese, conclude il campionato al 4 posto e disputa un’ottima Europa League finita ai quarti di finale contro lo Shakthar. Con questa squadra firmerà nel maggio del 2016, centrando ben tre double in tre anni e disputando ottime prestazioni in Champions.
Che Roma sarà?
Storicamente tutti gli allenatori stranieri sono accolti in Italia con un certo scetticismo, soprattutto se chiamati ad allenare squadre di alta classifica. Di certo non si può fare un bilancio dell’operato di Fonseca dopo solo 5 giornate ma, guardando il 4231 schierato in campo dal mister già dal precampionato, si può notare come il portoghese stia provando diverse soluzioni.
Tra queste, la scelta di schierare la difesa a “tre e mezzo” che non snatura la sua filosofia di gioco ma che al tempo stesso sembra poter garantire maggiore copertura dietro, come già accadeva ai tempi di Spalletti con Rudiger chiamato a giocare da terzino “bloccato” e Florenzi maggiormente propositivo.
A lui il merito di aver convinto Dzeko a rimanere, nonostante la corte dell’Inter, coadiuvato sicuramente dalla professionalità del bosniaco e il pugno duro di Petrachi. Tatticamente sappiamo che proverà a dominare qualsiasi tipo di partita, ma sarà fondamentale contare su un reparto difensivo esperto e veloce, basato su circolazione di palla e sovrapposizioni da parte dei terzini.
Ai difensori centrali sarà chiesto di impostare e di pressare alto, con il non facile compito di coprire velocemente il campo alle spalle in caso di perdita di possesso.
Oculato dunque sembra l’acquisto di Smalling, tecnicamente non eccellente, un po’ come tutti i centrali inglesi, ma imponente fisicamente e molto veloce nei recuperi. Da capire se Fonseca preferirà la velocità di Mancini alla maggiore qualità palla al piede di Fazio. Veretout e Cristante, quest’ultimo chiamato a riscattare un’annata sotto le aspettative e ad ambientarsi in un ruolo che non gli è mai effettivamente appartenuto,sembrano invece i più adatti a sostituire Fred e Stepanenko, costituendo una mediana di quantità ma anche altamente qualitativa.
L’unica punta di ruolo è supportata da tre trequartisti, propensi a scambiarsi spesso di posizione. Mhkitharyan rappresenta un acquisto intelligente che permetterà al tecnico giallorosso di poter contare su un calciatore abile nel giocare in qualsiasi ruolo nei tre disponibili dietro Dzeko. Da citare i jolly Pellegrini e Zaniolo: il primo costituirebbe una mediana troppo morbida con Cristante ma è forse il più bravo a giocare come trequartista centrale tra i tanti calciatori d’attacco di cui dispone la Roma.
Il classe ‘99 pure sembra poter trovare diverse occupazioni nell’undici di Fonseca, ma deve certamente imparare a gestire meglio la sua foga calcistica, che spesso lo porta a prendere troppe ammonizioni e ad essere poco lucido negli ultimi metri. Fondamentale invece la sua strapotenza fisica, indispensabile per ambedue le fasi di gioco. In fase difensiva la squadra si compatta in un 442, con il centravanti che spesso viene chiamato a pressare i mediani avversari aiutato dal trequartista centrale, lasciando di fatto liberi i due difensori centrali avversari di impostare.
I trequartisti esterni si compattano con i mediani e si vengono a costituire due linee da quattro. Ai difensori centrali e al portiere è invece affidata la costruzione di manovra, coinvolgendo spesso uno dei due mediani e i due terzini. Un’altra caratteristica dello Shakthar era la tendenza ad aggredire con più uomini i portatori di palla, scelta questa efficace quanto pericolosa e legata anche alla bravura dei singoli, che dovranno essere in grado di intervenire e risolvere situazioni pericolose laddove la tattica collettiva non dovesse dare i suoi frutti.
Non si può sbagliare
Oltre ogni analisi non si dimentichi però che spetterà sempre al campo parlare e ai calciatori mettere in atto tali principi considerando anche la presenza degli avversari accomunati anch’essi da idee e altrettanti dogmi. I presupposti perché la Roma possa far bene sembrano comunque esserci ma saranno fondamentali dedizione e sacrificio per poter tornare in Champions e dire la propria sia in Europa League che in Coppa Italia, due competizioni da affrontare con la giusta cattiveria e determinazione che una squadra come la Roma non può permettersi di snobbare.