Ci sono certe cose che non cambiano

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Il grande calcio è tornato. Anzi, per dirlo alla maniera tedesca, è tornato il fußball. Lo spettacolo della Bundesliga è entrato nelle case di tutti gli appassionati per mettere di buon umore la gente e farla divertire in un momento di certo non facile per tutta l’umanità.

Esultare per un gol della propria squadra del cuore oppure imprecare contro l’arbitro davanti alla televisione, sono piccoli gesti che ci hanno permesso di distogliere il pensiero dalla cruda realtà, che ogni giorno vede aumentare di migliaia di persone il conteggio dei deceduti per coronavirus in tutto il mondo. Ma come è andata la ripresa del grande calcio europeo?

Buona la prima

Questa giornata di Bundesliga è stata sotto l’occhio non solo dei tifosi, ma anche degli addetti ai lavori di tutti gli altri campionati in Europa, per verificare se il protocollo adottato dalla federazione calcistica tedesca abbia funzionato o meno. La risposta è , a parte qualche errore sporadico dettato semplicemente dalle abitudini dei giocatori e dello staff dei club, che si sono messi alla prova con regolamenti totalmente nuovi e rigidi.

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Tuttavia, le emozioni non sono di certo mancate e vari fattori, come ad esempio la forma fisica dei giocatori e il ritmo partita, si sono rivelati anche al di sopra delle aspettative generali. Ogni club deve arrivare con ben due pullman allo stadio per garantire il distanziamento sociale, non sono consentite le strette di mano prima della partita e in campo, allenatori e giocatori devono essere in panchina ad un metro dall’altro dotati di mascherina e guanti, il pallone deve essere disinfettato dai raccattapalle: queste sono più o meno le regole che il protocollo prevede e che sono state rispettate per la quasi totalità dei casi.

In campo cosa è cambiato?

In campo si gioca semplicemente a pallone. I contrasti, anche quelli più duri, sono leciti così come gli “assembramenti” in barriera per ostacolare colui che tira la punizione. I giocatori si danno “il gomito” anziché “il cinque” ed esultano senza abbracciarsi cercando di mantenere le distanze, come nel caso dei gol del Borussia Dortmund e di quello del Friburgo (che ha fermato il Lipsia in trasferta a sorpresa, con i biancorossi in piena lotta scudetto).

Un episodio che merita di essere menzionato è quello accaduto durante i primi minuti del derby della Ruhr, quello tra Borussia Dortmund e Schalke 04. Un attaccante giallonero rimane a terra in area avversaria e il portiere biancoblu, Markus Schubert, gli porge la mano per aiutarlo a rialzarsi. I due, però, si accorgono di stare per violare il regolamento e, con un gesto istintivo, ritirano la mano a quello che sarebbe dovuto essere semplicemente un gesto di puro fair-play.

Certe cose non cambiano…

La qualità dei giocatori è sicuramente rimasta invariata e la dimostrazione ha un nome e un cognome: Erling Haaland. Il talento norvegese ha segnato il primo gol post-coronavirus con un “piattone” a porta praticamente sguarnita, ma condito da un’azione da manuale: Julian Brandt libera con un tacco un corridoio per Thorgan Hazard che, senza pensarci due volte, mette in mezzo un cross rasoterra perfetto per il 17 giallonero che deve solo spingere il pallone in porta, firmando la dodicesima rete con il Dortmund tra campionato e Champions League.

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Ed è proprio sul campioncino ex Salisburgo che, sull’azione del terzo gol del Borussia (il match è terminato 4-0), Salif Sané, difensore dello Schalke, lo ferma con un duro pestone senza guardare nemmeno il pallone come a dire “i falli non sono cambiati, è consentito farli e io non ti faccio passare”. Anche l’uso del VAR è rimasto invariato ed è stato anche consultato molte volte per togliere o confermare un gol.

…e non cambieranno mai

Dopo la vittoria, i giocatori del Borussia Dortmund sono andati a festeggiare sotto la curva, come se fossero presenti i tifosi. Nel post-partita, Haaland, ha infatti dichiarato: “Anche se lo stadio è vuoto, noi oggi abbiamo sentito i tifosi, ci hanno aiutato a vincere la partita ed è per questo che a fine match li abbiamo ringraziati. Abbiamo sentito il loro affetto anche a distanza”.

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Ma l’immagine più bella (e per assurdo anche sbagliata) di questa ventiseiesima giornata di Bundesliga è l’abbraccio con cui Vedad Ibisevic e Matheus Cunha festeggiano il gol che ha portato la loro squadra in vantaggio, l’Hertha Berlino. In questo abbraccio ci siamo tutti noi. Anche se il gesto sarebbe vietato dal protocollo, rappresenta tutte quelle persone che, durante questa pandemia, hanno espresso il desiderio di tornare al più presto alla normalità e di abbracciarsi con i propri cari e amici. In questo abbraccio c’è la voglia di ripartire e la voglia di collaborare tutti insieme per un solo scopo, che non è la vittoria: ma l’armonia di gruppo.

Un gesto sì sbagliato ma volto a dimostrare che alcune azioni sono innate, come la spontaneità di un semplice abbraccio per esprimere un’emozione, in questo caso la gioia di un gol. Certi comportamenti e regole si possono modificare, ci si può lavorare per correggerli ed abituarsi ad essi, ma ad alcuni no perché sono troppo naturali, come un abbraccio. È proprio vero che certe cose non cambiano e non cambieranno mai.