Quando il livello è alto, la differenza la fanno le scelte. Quando ad Old Trafford si gioca il derby di Manchester più seguito di sempre ogni dettaglio è importante, dal primo all’ultimo minuto.
Come spesso capiterà in questo anno di Premier i veri protagonisti sono stati gli allenatori: United contro City è, prima di tutto, Jose Mourinho contro Pep Guardiola. Una rivalità che va avanti da diverse stagioni, due dei tecnici più vincenti degli ultimi anni attesi da una super sfida al teatro dei sogni.
IL CITY ESPUGNA OLD TRAFFORD: GUARDIOLA BATTE MOURINHO
Le scelte, dicevamo, quelle che Guardiola ha decisamente azzeccato e che lo “Special One” non ha indovinato, condizionando in maniera decisiva l’andamento di tutto il primo tempo. Ci si aspettava senza dubbio un City maniaco del controllo ed i “Red Devils” attendisti, pronti a sfruttare gli spazi lasciati dai Citizens. Lo stesso Mourinho però, ha ammesso come la formazione schierata dall’inizio non sia stata in grado di svolgere i compiti che aveva richiesto. Lingaard e Mkhitaryan, titolari accanto a Rooney ed alle spalle di Ibra, non sono mai entrati in partita.
Dall’altra parte c’era un City compattissimo, privo di Aguero ma guidato da Kevin De Bruyne e Nolito che con il pressing impedivano a Ibra e compagni di impostare con calma il gioco. Su uno dei tanti errori commessi da Bailly nella prima frazione è arrivato il vantaggio degli ospiti proprio grazie al belga con il numero 17. Al raddoppio di Iheanacho, Mourinho ha probabilmente iniziato a pensare alle sue soluzioni da applicare all’intervallo. L’errore di Claudio Bravo, che ha concesso ad Ibrahimovic il gol dell’1-2, è stato uno dei sintomi di un esordio tutt’altro che positivo. Anche qui si parla di scelte: il portiere che Guardiola ha fortemente voluto ha più volte messo a rischio la stabilità del risultato nell’arco di tutto il match.
Nella ripresa il tecnico dello United ha cercato di mettere a posto i suoi e lo ha fatto affidandosi a quello che si sta rivelando un fondamentale metronomo del centrocampo, Ander Herrera. Con lui è entrato anche Marcus Rashford, il ragazzo prodigio fresco di tripletta all’esordio con la selezione under 21 della nazionale inglese. Il 4-3-2-1 disegnato da Mourinho ha ridato compattezza ai suoi ma anche Guardiola ha preso le dovute contromisure.
I “Citizens” l’hanno vinta a centrocampo: il vero fulcro del gioco di entrambe le squadre e la zona in cui De Bruyne e Fernandinho hanno imposto un autentico dominio, nonostante l’ottima prova di Pogba. Con Otamendi che “giganteggiava” su Ibra in area di rigore, le soluzioni offensive per i padroni di casa sono andate scemando fino al 90esimo.
Scelte, tattica e posizioni in campo. Molte volte le partite si decidono ancora prima di entrare in campo, nella testa degli allenatori. Un derby di straordinaria intensità per gran parte del tempo di gioco ha garantito spettacolo e qualità ed ha dato tre punti pesanti al Manchester City, sia per la classifica che per la psicologia dei due club.
Manchester United 1 – Manchester City 2, o meglio, Mourinho 0 – Guardiola 1.