CONI, Malagò: “Da valutare riapertura stadi. Falso che non volessi ripatenza”

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Il presidente del CONI, Giovanni Malagò, ha rilasciato delle dichiarazioni in un’intervista a RTL 102.5 commentando varie questioni relative alla ripresa del campionato. “Ho sempre detto che il calcio aveva non solo il diritto, ma il dovere di ripartire, ma che non doveva avere dei canali diversi rispetto agli altri sport e mi sembra che i fatti mi abbiano dato ragione. Alla fine il calcio ha accettato le regole di tutti, quindi non c’è la volontà polemica. Il mio pensiero è sempre stato lo stesso del Governo” ha esordito.

“C’è un’attesa spasmodica da parte di tifosi perché c’è stato un periodo di astinenza che credo sia record nella storia del paese – continua Malagò – ma penso che si sia fatto il meglio tenendo presente tutta la complessità della situazione. È tutto ancora in fase di evoluzione e dal lato delle normative mi sembra ci sia un bel lavoro di squadra”. Sulla questione relativa alla quarantena soft e ai distanziamenti in campo, il presidente si è così esposto: “Tutte le dinamiche di sottoporsi con quella cadenza così intensiva e continuativa ai controlli dei tamponi e tutti gli accorgimenti che ci sono impongono già restrizioni e limitazioni a monte oggettivamente molto importanti.

Sui contatti in campo dico è normale che se uno vede un contatto fisico vicino tra due giocatori pensa, ma questo cozza con le normali regole del cittadino, ma il contatto giustificato perchè si ha la certezza, attraverso i controlli fatti a monte, che le persone che vanno in campo e che si abbracciano non siano contagiati, come se avessero una forma di passaporto”.

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Quando torneremo allo stadio?

Dopo la riapertura di discoteche e altri luoghi di ritrovo sociale, la speranza dei tifosi è che possano aprire quanto prima anche gli stadi. Malagò, a tal proposito, ha commentato: “La speranza ora è quella del ritorno degli spettatori sugli spalti, non lo so e non lo sa nessuno e non si può fare un discorso uguale per tutti gli sport. Bisogna valutare la capienza dello spazio, la distanza tra le persone per capire quanta gente poter far entrare, la difficoltà di gestione di un evento dove da una parte hai gli oneri, sanificazione, pulizia, controlli etc. e dall’altra non c’è un beneficio di avere ricavi pieni se non hai il pubblico pieno. Sono valutazioni che devono essere fatte anche in base alla curva epidemiologica”.

Olimpiadi, tra richieste e dinamiche politiche

“Tutti dicono che le Olimpiadi si vorranno fare con il pubblico e con tutte quelle dinamiche che comprendono il villaggio degli atleti, ma da qui a quella data mancano ancora 13 mesi. Le uniche considerazioni negative arrivano da un candidato governatore della provincia di Tokyo che fa una sua partita politica in antitesi a chi governa il paese e al comitato organizzatore delle Olimpiadi”.