Aurelio De Laurentiis, personaggio pubblico, prima che Presidente del Napoli, ci ha da sempre abituato a uscite sceniche e taglienti, come i film di cui è regista: dalle uscite dalla Lega Calcio in motorino, ai tanti battibecchi con giornalisti e opinionisti. Alla quasi vigilia della Finale di Coppa Italia tra la nemica storica dei partenopei, la Juventus, il Presidente non poteva esimersi su un ricordo dell’attuale tecnico dei bianconeri, Maurizio Sarri. Intervistato ai microfoni esclusivi del Corriere dello Sport, De Laurentiis ha parlato anche di passato e quindi di Carlo Ancelotti, di presente e futuro e quindi di Rino Gattuso.
“Quando scelsi Sarri tappezzarono la città di striscioni contro di me”
Tanti ricordi, spunti e aneddoti: De Laurentiis non tradisce mai e quando parla dà sempre modi di non essere banale. Al Corriere dello Sport ha riferito parlando di Sarri alcune checche, sottaciute e sconosciute a molti. “Nemesi storica. Mi fece incazzare con la scusa volgare dei soldi, mi costrinse a cambiare, e aveva ancora due anni di contratto. Ricordo che a febbraio mi invitò a pranzo in Toscana, a due passi da casa sua, organizzò la moglie, parlammo di tante cose ma non accennò a chiusure, a separazioni, mi portò fino al giorno che precedette l’ultima partita creando disturbo e incertezza alla società”. E poi ancora: ”È diventato il deus ex machina, ma anche nel calcio vale la regola del cinema dove per fare un buon film sono necessari un ottimo regista e un ottimo produttore, sono i genitori dell’opera dell’ingegno. Naturale che l’imprenditore dia delle indicazioni e che gli sia riconosciuta una parte del merito nel successo, non solo la colpa nella sconfitta”.
Poi una descrizione della sua persona di persona e quella benevolenza e cordialità d’animo da tenere sempre in considerazione. “Sono molto incazzoso, ma dopo cinque minuti via, tutto finito, come se nulla fosse accaduto, e torno a essere dolce e affettuoso. Chi non mi conosce si stranisce. L’incazzatura-lampo mi ha salvato la vita, se così non fosse invece di un solo infarto ne avrei avuti dieci, forse sarei già morto”.
E poi ricordi di giocatori, anzi di campioni e super allenatori, presi che hanno lasciato comunque un segno nella sua Napoli: “Chi ha preso Cavani? Il sottoscritto. E Mazzarri? Il sottoscritto. E Benitez? Sempre il sottoscritto. E Higuaìn? E Sarri? Quando lo scelsi tappezzarono la città di striscioni contro di me”.
Colpi passati, e poi presente e futuro
Come non ricordare Carlo Ancelotti a cui il Patron dei partenopei ha rivelato di essere tantissimo legato, indipendentemente dal rapporto lavorativo interrotto: “Carlo mi ricordava mio padre, un ambasciatore. Scelsi la sua serenità, la tranquillità, la sua piacevole vicinanza. Mio padre era un filosofo, un uomo dolcissimo. Come Carlo. Ma prendendo lui, non so se feci la cosa più giusta per il Napoli. Dopo la prima stagione, potendo ricorrere alla clausola rescissoria contenuta nel contratto, avrei dovuto dirgli “Carlo, per me non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli, conserviamo la grande amicizia, il calcio a Napoli è un’altra cosa. Ti ho fatto conoscere una città che adesso ami spassionatamente e che ti ha sorpreso, meglio finirla qui. Sbagliai, invece, una seconda volta”.
E poi sul presente, che potrebbe diventare a meno di colpi di testa, futuro e quel Gattuso che forse agli occhi del patron del Napoli non è stato mai indifferente: “Lo avevo chiamato anni fa insieme a Totti, avevo pensato a un film con loro due. Ci eravamo rivisti al compleanno di Ancelotti da Mamà a Capri. Rino stava seduto vicino a me. Me l’ero immaginato diverso, ho scoperto un grande conversatore, in grado di affrontare tutti i temi possibili. Dopo il disguido del ritiro-non-ritiro gli ho telefonato: ‘Rino, stai calmo, non prendere nessuna decisione se ti chiama qualcuno, stai fermo’. Dopo la partita di Champions ho visto Ancelotti a cena e gli ho detto che volevo cambiare, anche per conservare la nostra amicizia.
La squadra aveva dimenticato il 4-3-3 sarriano, a Rino ho chiesto la riverginazione di quel modulo, anticipandogli che lo scotto da pagare sarebbero state tre, quattro sconfitte di fila. Io e Rino siamo molto simili, due guerrieri, due che non le mandano a dire, due condottieri.
Rinnovo? Gli avevo fatto un contratto di un anno e mezzo nel quale era contemplata la via di fuga per entrambi. Non abbiamo avuto bisogno di ricorrervi. Se facciamo bene in coppa Italia e in Champions e recuperiamo qualche posizione in campionato, gli do appuntamento a inizio agosto a Capri dove potremmo parlare di un allungamento di tre, quattro stagioni. Tra persone che stimano, i contratti sono relativi”.