Esclusiva OkC, Mrkonja: “Dzeko un’icona in Bosnia. Vi spiego perché Lulic ha lasciato la nazionale”

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La redazione di Ok Calciomercato ha intervistato in esclusiva Haris Mrkonja, noto giornalista bosniaco di TV N1 Sarajevo. Tra i temi trattati il movimento calcistico in Bosnia, l’icona del Paese Edin Dzeko, tanti aneddoti inediti come i motivi dell’addio alla nazionale di Senad Lulic e le difficoltà di Rade Krunic ad ambientarsi al Milan.

Le parole di Haris Mrkonja alla nostra redazione

Ci racconti del calcio in Bosnia. Quanto conta? È considerato sport nazionale?
“Il calcio in Bosnia è sicuramente lo sport numero uno tra gli appassionati di discipline sportive. Lo è sempre stato e credo lo sarà sempre, e sempre di più. Il Paese dagli anni 90 è in tumulto politico e lo sport, specialmente il calcio, è anche visto come un mezzo per unificare le differenze. Differenze che, appunto negli anni 90, sono sfociate in una guerra che anche oggi, a quasi 25 anni dalla sua fine, divide la Bosnia nel senso etnico. Il calcio in Bosnia è quasi religione. Le vittorie si festeggiano per giorni, le sconfitte sono esperienze paragonabili a morti in famiglia. Il calcio qui è una perpetua altalena di emozioni che altri sport non possono fornire”.

I bambini in Bosnia sognano di fare i calciatori? Ci sono strutture all’avanguardia per farli crescere?
“La Bosnia è un Paese nel quale quasi ogni villaggio ha una squadra di calcio, però non molti hanno il lusso di avere scuole calcio o settori giovanili che producono giocatori di qualità. Il grande problema sono le finanze. I club, anche quelli considerati più finanziariamente potenti, spesso sono messi in posizione di dover risparmiare, ed i settori giovanili sono tra i primi che sentono questi effetti.

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Però questo non significa che i giovanissimi non trovano modo di allenarsi. Ci sono alcune scuole private che lavorano bene con giovani calciatori. I club più grandi della Bosnia, FK Željezničar e FK Sarajevo, hanno le infrastrutture per fornire a giovani talenti lo spazio per crescere e ottimizzare le loro qualità. Però è anche vero che in tutto il Paese non ci sono strutture che sono proprio all’avanguardia, e questo significa che il calcio bosniaco è sempre più indietro rispetto ad altri Paesi della regione e dell’Europa”.

“In Bosnia si tifa sia il calcio locale che quello europeo”

La prima divisione bosniaca è seguita oppure le persone guardano più i campionati esteri, per ammirare i giocatori più importanti della loro nazionale?
“La prima divisione bosniaca, la Premijer Liga, potrebbe avere molti più spettatori. La massima serie, ahimé, in questo momento non ha molta qualità. Il campionato ha 12 squadre e solo i club più grandi hanno tifoserie che vanno allo stadio in massa. Per fare un esempio, solo il derby di Sarajevo ha una partecipazione di più di dieci mila tifosi. Ma il problema non sono solo i club che non riescono ad attrarre tifosi allo stadio.

Il vero problema è molto più ampio e difficile da spiegare in tre o quattro frasi. Quindi non sorprende che i bosniaci, spesso e volentieri già dall’infanzia, tifano per grandi squadre europee. Real Madrid, Barcellona, Bayern Monaco, Milan, Juventus, Inter, Manchester United, Liverpool sono alcuni dei club che i bosniaci seguono ogni giorno. Però, per rispondere il più breve possibile, nel tifoso bosniaco medio c’è spesso un dualismo dell’appartenenza a colori calcistici. Si tifa sia il calcio locale, sia quello europeo.

I giocatori che militano nella nazionale giocano tutti o quasi in altri campionati europei ed è normale che tutti quelli che vogliono vedere calcio di qualità superiore a quello locale, vogliano seguire i campionati esteri, soprattutto se in questi campionati giocano giocatori bosniaci. È una questione di orgoglio nazionale se un giocatore proveniente dalla Bosnia fa bene in Europa. È evidente anche che i tifosi credano che sono proprio questi calciatori ad essere gli ambasciatori migliori di questo Paese“.

Restiamo sulla nazionale della Bosnia. Questo è un periodo d’oro per la squadra, ci sono giocatori di alto livello che provengono dai più grandi club d’Europa. Come vede il futuro della nazionale?
“Qui non concordo. Il periodo d’oro per la nazionale è passato da anni. È vero che la nazionale ha giocatori di qualità, però guardando i risultati degli ultimi tempi, come anche il Ranking FIFA, è evidente che la nazionale è in un periodo di caduta libera per quanto riguarda i risultati. Il periodo d’oro lo abbiamo avuto nel 2012, o 2013, nel quale i Dragoni (soprannome della nazionale, ndr) sono finiti primi nel gruppo di qualificazione per i mondiali in Brasile. Dopo la nostra prima presenza sulla grande scena, e con l’addio di giocatori come Ibisevic, Misimovic, Spahic, Lulic, la Bosnia è ora in un periodo di transizione, nel quale non fa risultati che tutti in Bosnia si aspettavano”.

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Guardate solo il gruppo J delle qualificazioni all’europeo. La Bosnia è quarta dietro l’Italia, la Finlandia e a pari punti con l’Armenia. La Bosnia, a mio avviso, non ha mai avuto un gruppo più agevole per qualificarsi direttamente, però non ci siamo riusciti. L’unica speranza è la qualificazione tramite la Nations League, nella quale abbiamo vinto il gruppo e tramite la quale giocheremo il play-off. E il futuro, da questo punto di vista, almeno per ora non sembra brillante. Il campionato domestico non fornisce talenti del livello di Dzeko o Pjanic, e di quelli che sono nati altrove e vogliono giocare per la Bosnia ce ne sono sempre meno”.

“Giocatori promettenti bosniaci? Amer Gojak”

A proposito di futuro, sa dirmi nomi di calciatori bosniaci promettenti?
“Un nome spicca su tutti. Amer Gojak, centrocampista della Dinamo Zagabria e della nazionale bosniaca. Non giovanissimo, 21 anni, però uno di quelli che in sé porta una mentalità vincente, e che gioca già con un’invidiabile calma ed esperienza.

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Centrocampista offensivo che ha un istinto molto buono per attaccare lo spazio, molto bravo con la palla al piede, ha una ottima visione di gioco e ha anche il fiuto del gol, come ha anche dimostrato sia in Croazia sia in Champions League e anche in questo girone di qualificazioni. Non vedo un altro così completo come calciatore in un futuro della nazionale”.

“Dzeko? Un’icona”

Una leggenda del calcio bosniaco è sicuramente Edin Dzeko. Nella partita contro il Milan, la Roma è diventata la squadra con cui Dzeko ha giocato di più in carriera. Come valuta i suoi anni romanisti?
“Edin Dzeko è un’icona del calcio bosniaco. È l’attaccante più prolifico della nazionale, è anche quello con più presenze. Anche la sua storia di vita è molto affascinante, un calciatore di un talento enorme. Lo ha dimostrato anche nella partita contro il Milan, dove ha segnato il primo gol giallorosso. Fa piacere vedere che Dzeko sia rimasto a Roma così a lungo. Ha avuto un paio di anni difficili. Il primo anno era una stagione di ambientamento alla squadra e al campionato.

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Le critiche ci potevano stare, però i tifosi giallorossi a volte gli davano colpe che non erano sue. Lui, tuttavia, è uno che non si arrende mai, che dà sempre il 100%. Il secondo anno ha fatto molto meglio e poi tutto il resto era una questione di forma, sia della squadra, che quella personale. Mi ha fatto molto dispiacere quando la Roma ha perso contro il Liverpool la semifinale di Champions. Quella stagione è stata la migliore che abbia giocato in assoluto, e non è bastato. Credo che alla Roma abbia dato tanto, però credo anche che come professionista dalla mentalità vincente, sia anche frustrato dal fatto che, come squadra, la Roma non è riuscita a vincere nulla”.

La scorsa estate, il numero 9 giallorosso è stato vicinissimo all’Inter. Secondo lei ha fatto bene a restare alla Roma?
“Prima dell’arrivo di Lukaku, l’Inter era una destinazione molto probabile, però con il tira e molla che la Roma e l’Inter hanno fatto sul mercato, credo anche lui si sia un po’ stancato di un’estate senza un minuto di pace e tranquillità. Se abbia fatto bene non lo sapremo mai, ma credo che lui abbia pensato sia alla Roma, ai tifosi, sia a se stesso quando ha deciso di rimanere”.

“La Juventus non ha quello che serve per vincere in Europa”

Un altro protagonista bosniaco è sicuramente Miralem Pjanic. Il giocatore ha delle qualità pazzesche ma secondo lei può aiutare la Juventus ad alzare la Champions quest’anno?
“Spero proprio di sì. Dopo Hasan Salihamidzic, sarebbe il primo bosniaco a vincere la Champions League, che qui in patria non è roba da poco. La Juventus è una grandissima squadra, però per qualche ragione non ha quello che serve per vincere in Europa. Con un pizzico di fortuna, tutto potrebbe cambiare. Pjanic nemmeno un mese fa è stato riconosciuto dal CIES (Centro della Ricerca e Statistica Calcistica) come il giocatore migliore in Europa con un voto di 96,7 che parla della qualità di questo ragazzo e del valore che ha in questa Juve“.

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“Krunic? Mi ha detto che al Milan c’è molta pressione”

Cosa può dire ai milanisti su Rade Krunic? Il giocatore è arrivato in estate tra lo scetticismo e finora ha trovato poco spazio. Come può essere utile alla squadra di Pioli?
“Krunic è un calciatore che a mio avviso è assolutamente sottovalutato. È uno che dà molta energia al centrocampo, è molto disciplinato e preciso. È uno che può dare molto in entrambe le fasi. Ho avuto il piacere di parlargli l’ultima volta una ventina di giorni fa, quando c’era la sosta per gli impegni delle nazionali. Mi ha detto che c’è molta pressione ed i risultati non rispecchiano le aspettative. Fossi Pioli, ora gli darei più spazio. Le qualità spesso vengono fuori quando qualcuno ti dà fiducia, e Rade di qualità ne ha molte.

Mi dispiace per il Milan in generale, che sta vivendo un momento così negativo. Da tifoso rossonero per più di 27 anni, credo di non aver mai visto un’atmosfera così negativa intorno al club, e tutto questo lascia una traccia su tutti i giocatori, Krunic incluso. Vorrei vederlo giocare di più e avere l’opportunità di giocarsi le proprie carte in una maniera più giusta. Poi, se non c’è posto in squadra, si va avanti”.

“Sull’addio di Lulic in nazionale c’è un aneddoto che in Italia non ha fatto notizia”

Ultima domanda. Lulic, capitano della Lazio, a Roma è famoso soprattutto per aver segnato il goal decisivo nel derby della finale di Coppa Italia del 2013. In Bosnia cosa hanno pensato dopo un goal così importante e decisivo per la vittoria di un trofeo?
“Credo che Lulic con quel gol abbia anche un po’ rattristato i tifosi in Bosnia, perché credo che ci siano più tifosi della Roma, che della Lazio. Scherzi a parte, ricordo anche ora le prime pagine dei quotidiani sportivi, che dipingevano Lulic come l’eroe della battaglia di Roma. È sicuramente stata una notizia che ha fatto felici molti bosniaci. Riguardo Lulic, c’è un aneddoto che forse in Italia non ha fatto notizia, però in Bosnia ha fatto parlare per giorni.

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Nella stagione scorsa, nel marzo 2019, prima della partita tra Inter e Lazio al Meazza, Lulic chiacchierava nel tunnel con il portiere nerazzurro Samir Handanovic. Parlavano in bosniaco delle rispettive nazionali. Lulic da poco aveva detto addio alla nazionale bosniaca e descriveva le condizioni in cui si svolgevano le preparazioni, inconsapevole che il microfono della telecamera nel tunnel fosse aperto.

“Da noi, in nazionale, è come quando vai in vacanza. Si mangiano dolci, stai con la famiglia, vai in giro…” ha detto Lulic, aprendo la porta ad una valanga di reazioni negative dei media e i tifosi verso la federazione bosniaca, che tollerava comportamenti del genere. Poi si è venuto a sapere che Lulic si era ritirato dalla nazionale proprio per questo motivo“.