Il procuratore Antonio Rebesco è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Ok Calciomercato. Tra i temi discussi la differenza tra il calcio attuale e quello deii tempi dell’ex centrocampista del Pisa e un focus sulla favorita per lo scudetto.
L’intervista a Rebesco
Lei ha esordito giovanissimo al Matera. Adesso perché in Italia non si fanno esordire tanti giovani?
“Penso che sia una questione di cultura, una questione legata al modus vivendi. Noi siamo un popolo che guarda solo il risultato in tutto quello che succede. Per me il calcio è lo specchio della vita e se l’obiettivo è vincere la partita 1-0 senza badare a quello che succede in campo, è normale che il giovane venga visto come un problema. L’Italia è forse l’unica Paese che mette gli obblighi di far giocare i giovani e anche lì l’interpretazione è aberrante perché non si ragiona sulle qualità del ragazzo, bensì sul ruolo. Io parlo con i direttori sportivi e con gli allenatori e loro mi dicono che i giovani devono giocare sugli esterni perché fanno meno danni. Ai tempi miei non era così, quando ho esordito in Serie C avevo sedici anni ed eravamo in tre a giocare a quell’età al Matera“.
Camarda ha debuttato con il Milan molto giovane…
“Lo hanno fatto sembrare come se fosse resuscitato un morto o come se fosse successo un miracolo, invece non è così. Camarda è un giocatore bravo che si è creato un’opportunità con il suo lavoro e anche con delle situazioni che si sono create nel Milan come i troppi infortuni degli attaccanti in prima squadra. In Italia è un problema pure l’eccellenza, c’è questa mentalità“.
Società come Milan e Juventus hanno deciso di far crescere i giovani creando la seconda squadra in Serie C. Lei è d’accordo?
“Sono d’accordo, però si dovrebbe ragionare con parametri diversi perché il calcio giovanile in Italia è poco attenzionato. Oggi io la Primavera 2 la farei con un 2009 perché con tutto quello che c’è dietro un giocatore giovane bravo deve giocare in Serie C. Se io prendessi Conceicao della Juventus, gli cambiassi il nome in Rebesco e lo portassi nelle interregionali, non lo prenderebbero dicendo che è piccolo. In Portogallo, dal numero 2 al numero 11, sanno tutti giocare a calcio e non si valuta se hanno la gamba e il fisico. Bruno Fernandes, ad esempio, non giocava alla Sampdoria e all’Udinese e poi guardate che giocatore è diventato“.
Lei a 18 anni è andato al Pisa: pensa che i toscani potranno salire in Serie A?
“Certo che possono. Il Pisa è una società che ha una buona struttura, ha un allenatore ottimo. I presupposti per la promozione ci sono tutti“.
Secondo lei chi è la favorita per lo scudetto?
“All’inizio pensavo il Milan, perché sono già un paio d’anni che si sta strutturando. La squadra più forte ce l’ha l’Inter, ma occhio all’Atalanta. Il Napoli ha un ottimo allenatore, ma io penso che se si facesse male un titolare, la squadra finirebbe nei guai“.
Su Fiorentina e Lazio…
“Non credo abbiano la forza di poter arrivare fino in fondo, perché non sono abituate a questo. In Italia ci sono calciatori che non sono europei e viceversa. Giocare in Italia non è come giocare in Inghilterra, in Spagna o Portogallo. Qui da noi fare il calciatore è difficile“.
Sulla Roma…
“Roma è una piazza difficile, dove tutto questo amore dei tifosi va supportato con giocatori in grado di reggere la pressione. Ranieri? Claudio era l’unica persona che potesse riportare serenità perché ha grande carisma. De Rossi ha pagato l’eccessivo amore per la Roma secondo me. Daniele è uno che non le manda a dire, non usa giri di parole. Ha pagato questo“.
Su Juric…
“Juric è un allenatore bravo. Per me allenare significa dare identità perché nessuno si inventa nulla e Juric dà identità alle sue squadre“.