Dino Zampacorta, ex agente di José Mauri, parla in esclusiva ai microfoni di Ok Calciomercato. Tra i temi trattati la trattativa che portò il centrocampista classe ‘96 del Cosenza al Milan e un focus su calcio moderno e Serie A.
L’intervista a Zampacorta
Sulla trattativa tra José Mauri e il Milan…
“L’ho portato in Italia che aveva 13 anni e mezzo. Lo feci vedere al Pescara, poi lo portai al Brescia e già lì le referenze erano buone. In seguito, contattatai Palmieri, tecnico delle giovanili, perché lo volle vedere il Parma. Ovviamente non parlava italiano, era lontano dalla famiglia e questo per lui è stato un trauma. Ha fatto tutta la trafila con il club emiliano, fino agli allievi. Fu chiamato anche in prima squadra da Donadoni e Gotti, ne parlarono molto bene. Fece gol alla Juventus e si creò quasi un’asta per lui: c’erano Roma, Juventus, Nantes, Bayern Monaco e altri club. Alla fine, entrò a gamba tesa Galliani e ci convinse sul progetto. Il Milan all’epoca aveva 9 centrocampisti, ma ci era stato detto che in fase di mercato 2-3 sarebbero andati via. Eppure, visto che guadagnavano tutti 4-5 milioni di euro a stagione, non riuscì a vendere nessun centrocampista e Mauri rimase ai margini della rosa“.
José Mauri è un mediano?
“Nasce come mediano, ma l’exploit lo ha fatto quando il Parma lo ha messo mezzala. Lui ha tempi di inserimento incredibili, riesce a capire prima dove va il pallone“.
Bennacer può assomigliare a José Mauri?
“Bennacer ha meno interdizione e più qualità, José aveva più interdizione e un piede meno delicato“.
Ancora su José Mauri…
“Purtroppo ha fatto parte di quel discorso che in Italia ha bloccato la crescita di alcuni ragazzi. Porto l’esempio di Verratti: Marco è un ottimo giocatore, ma è stato fortunato ad andare dal Pescara al PSG. Se Verratti fosse rimasto in Italia, avrebbe fatto la fine di José Mauri. In Italia purtroppo i ragazzi non si fanno giocare e ci troviamo con l’80% dei giocatori in Serie A che sono stranieri“.
Visto che citava il Pescara, secondo lei Immobile ha fatto bene ad andare in Turchia?
“Purtroppo quando si esce dal circuito del calcio che conta, è come se smettessi di giocare a calcio. Immobile e Insigne sono spariti dai radar della Nazionale perché giocano in campionati non visti, anche se sono relativamente giovani“.
Quando vanno in campionati minori, non vengono più considerati…
“Sono preoccupato per l’andamento che ha preso il calcio in generale, soprattutto in Italia perché non riesco a trovare dei lati positivi. Senza il tifo sembra un altro sport. L’essenza del calcio è il tifoso: quelli tranquilli, non quelli che fanno a botte. Quando vedo le risse negli stadi, mi viene da ridere perché loro si menano per la maglia, per lo stemma, ma quando arrivano proprietà straniere non sanno nulla del club che hanno comprato e questo è assurdo. Loro spesso non sanno che storia ha il club e quanti trofei ha nella bacheca. Il calcio è diventato un business. Ora per aiutare i giovani si sono inventati il minutaggio. Io non ho mai visto un presidente di Lega Pro e di Serie B che non fa giocare un 2006 forte, ma questo perché esiste il minutaggio, altrimenti un giovane non giocherebbe neanche in terza categoria. Faccio l’esempio di Grosso: Fabio ha firmato il primo contratto da professionista a 24 anni ed è diventato campione del mondo. Ora una cosa del genere non esisterebbe più. Se ora chiamo un direttore sportivo e gli dico che ho un 2002 con grande qualità, lui mi risponde che non gli interessa senza chiedermi che ruolo fa e che caratteristiche ha. Questo è un modo per valorizzare i giovani? Poi è normale che la nostra Nazionale non abbia un top. Contro la Svizzera all’Europeo è uscito Dimarco ed è entrato Darmian. Possibile che non abbiamo un terzino sinistro oltre a Dimarco? Darmian è forte ma è abituato a giocare a destra“.
Secondo lei Kean-Retegui è una buona coppia per la Nazionale?
“No, purtroppo non abbiamo nessun fuoriclasse. L’Italia ha buoni giocatori, ma nessun top. Chiesa? È stato scaricato ora ma è stato il migliore dell’Europeo vinto. Questa estate la Juve lo ha scaricato, c’è qualcosa che non va. Oggi siamo in un momento in cui i tifosi sono degli idoli, vanno presi a casa e portati gratis allo stadio. Oggi si vive con gli introidi televisivi, se allo stadio non va nessuno ai presidenti non interessa nulla. Il calcio è un’azienda, ci sono società che sono fallite in questi anni come il Chievo Verona. Il Chievo è fallito come può fallire qualunque azienda con vari dipendenti. Quando fallisce un’azienda qualsiasi, però, il curatore dichiara il fallimento e mette all’asta quello che è rimasto dell’azienda per sanare i debiti con i dipendenti. Nel calcio l’unico patrimonio che si ha è il parco calciatori. Quando fallisce una società calcistica, i calciatori si svincolano gratuitamente e si crea un’asta per acquistarli. Così non va bene, ci vuole un genio a capirlo? I giocatori di una società fallita devono essere venduti, e non regalati, per sanare i debiti con i creditori. Il calciomercato che chiude il 31 agosto che significato ha? Perché dobbiamo aspettare che Lukaku prenda luglio e agosto di stipendio dal Chelsea per non giocare? Il mercato deve chiudere il 30 luglio“.
La favorita per lo scudetto?
“Secondo me l’Inter. Le riserve dell’Inter farebbero i titolari in tutte le squadre di Serie A. Se non gioca Lautaro Martinez, giocano Correa, Arnautovic e Taremi. Al Milan se non c’è Morata entra Abraham e al Napoli se non c’è Lukaku gioca Simeone. Il Napoli ha una grande rosa e un grande allenatore, ma la favorita è l’Inter per la profondità della rosa. In una squadra di 25 giocatori non sono tutti uguali: ci sono gli 11 titolari che sono forti, poi ci sono i 6-7 che sono ‘quasi forti’ e poi ci sono i rincalzi. I partenopei hanno il vantaggio di non giocare le coppe, perché si possono allenare con costanza e non giocano ogni tre giorni. L’anno scordo il Bologna si è qualificato in Champions e uno si aspetta che tenga tutti i giocatori migliori andando a migliorare la rosa. I felsinei invece hanno venduto i loro pezzi forti ed è ovvio che non superino il turno“.
Sull’Atalanta e la Fiorentina…
“L’Atalanta non è più una sorpresa, ha un ottimo allenatore e un’idea di gioco. La Dea è paragonabile alle 4-5 big italiane, ha fatto un buon mercato perché non ci scordiamo che in 12 ore ha comprato Retegui. L’Atalanta è una società italiana e se ne intende di calcio. Fiorentina? È una sorpresa, ma deve lottare fino alla fine. Arrivare in Europa League sarebbe un’impresa per la Viola e Palladino sta dimostrando che le idee valgono più dei calciatori. Kean non è un fenomeno, ma sta facendo buone prestazioni e sta facendo vedere il suo reale valore“.