Simone Inzaghi 2, Maurizio Sarri 0. In questo si può riassumere il verdetto emanato dal secondo Lazio–Juventus della stagione. La seconda sconfitta stagionale per la Juventus fa il paio con quella subita poco più di due settimane a Roma dagli stessi laziali. Entrambe le partite sono state vinte meritatamente dai biancocelesti con il medesimo risultato di 3-1, mostrando un centrocampo sugli scudi. Le aquile hanno messo in luce una qualità superiore sotto tutti gli aspetti, sia tecnici che tattici. Che oltre i tre punti in Serie A hanno portato a casa il primo trofeo stagionale come la Supercoppa Italiana. E qui si riconducono i grandi meriti di Simone Inzaghi.
Una Lazio “allegriana”
Proprio mentre sui social impazzano i paragoni tra l’attuale allenatore bianconero Sarri e l’ex Massimiliano Allegri (con molti rimpianti riguardo l’allontanamento del livornese), è curioso come la Lazio supercampione d’Italia abbia adottato, a differenza della partita di campionato, uno stile di gioco molto simile al mantra di Max per sconfiggere la Vecchia Signora. Se a Roma si era vista una Lazio sparagnina, a pressare alto e con una linea difensiva quasi a centrocampo, in supercoppa invece aveva una difesa bassissima, quasi sempre a ridosso della propria area di rigore, pur soffrendo pochissimo. Mostrando una compattezza unica ed eseguendo ripartenze feroci sulle fasce ogni qualvolta fosse possibile. Il classico gioco all’italiana, che tanti frutti ha dato alla stessa Juventus negli scorsi anni con Allegri in panchina.
Va dato atto a Simone Inzaghi di aver preparato alla perfezione questa partita, adattandosi al fatto che stavolta i campioni d’Italia schieravano l’artiglieria pesante in attacco, affidandosi al cosiddetto tridente delle meraviglie, a differenza della sfida di Roma. Dove il ruolo di trequartista era ricoperto da un Bernardeschi letteralmente sparito dai radar di Sarri dopo quella partita.
È invece indubbiamente una delle colpe di Sarri aver ripetuto quasi gli stessi identici errori della partita di Roma. Le azioni dei gol subiti dalla Juventus vengono praticamente tutte da cross dal fondo, scaturiti dopo aver fatto tranquillamente dialogare fra di loro i qualitativi centrocampisti laziali a ridosso della propria area di rigore. Una totale mancanza di aggressività, soprattutto da parte dei terzini e delle mezze ali, che non può non preoccupare il tecnico bianconero, alle prese forse con più difficoltà del previsto nell’inculcare i suoi concetti alla squadra. Troppo leggera, anche se sicuramente valida, la scusa dei meno giorni di riposo a confronto con la Lazio, che avrebbe fatto arrivare i giocatori juventini con più stanchezza nelle gambe a differenza dei biancocelesti. Scelta che comunque è stata fatta dagli stessi dirigenti torinesi, che a differenza dei colleghi laziali, ha preferito anticipare la partita di campionato anziché posticiparla.
I protagonisti che non ti aspetti
Se da Luis Alberto (già protagonista nello scorso scontro fra le due compagini) e da Paulo Dybala ce lo potevamo aspettare, è del tutto inatteso trovare capitan Senad Lulic e Danilo Cataldi sul tabellino dei marcatori. Il bosniaco, un motorino sulla fascia sinistra per tutto il match, ha segnato la rete del 2-1 con un magnifico destro al volo sul secondo palo su un cross di Lazzari, mentre Cataldi ha realizzato uno splendido calcio di punizione all’ultimo minuto di gioco, sancendo la fine del match.
Chi si è visto poco o nulla invece è stato Ciro Immobile. Al pari del collega avversario di reparto Higuain è stato abulico e spesso fuori dal gioco, mostrando uno stato di forma poco brillante ultimamente. Ma finché ci saranno un Milinkovic-Savic ed un Luis Alberto così brillanti in un centrocampo tuttofare come quello laziale, Simone Inzaghi può dormire sogni tranquilli. Stringendosi il primo trofeo stagionale.