Spocchia? Presunzione? Un giorno probabilmente capiremo qual è il reale atteggiamento delle “grandi” italiane in Europa League. Mancano le motivazioni e la mentalità per affrontare nel modo giusto una competizione così insidiosa, senza incappare nelle trappole di avversari sulla carta nettamente inferiori.
Forse allora, abbiamo bisogno di ridefinire la “grande squadra”. Non basta più un nome tipo Inter o Roma, l’esperienza in campo internazionale se non accostata ad un’idea di gioco solida ed alla voglia di vincere conta poco, o nulla. La formazione che riesca a farsi valere in ogni campo, quella che con personalità sa imporre i propri ritmi ai danni di avversari anche più blasonati o, più semplicemente, è una grande squadra quella che vince.
BENE IL SASSUOLO, NON LE ALTRE TRE
Non l’hanno fatto Roma e Fiorentina, non c’è neanche andata vicina l’Inter, ma c’è riuscito il Sassuolo. Quello splendido riassunto di coesione, progetto e voglia di fare, guidato da Di Francesco, ha affrontato e battuto l’Athletic Bilbao. Scontata, soprattutto nel primo tempo, l’emozione per l’esordio europeo, i neroverdi hanno pian piano sovrastato i propri avversari concretizzando anche qualcosa in più di quanto meritato. Bene così dunque, non c’è paura o timore reverenziale, si va in campo e si dà tutto per fare il risultato, con parte dei titolari in panchina. La differenza sta nell’essere umili, aspettare di essersi “assestati” in un nuova realtà e trovare la svolta della partita, poi portata a proprio favore.
Va considerato anche questo elemento. Il turn-over che De Boer e Spalletti hanno riservato per la prima di Europa League si è dimostrato fallimentare. Il tecnico olandese si ostina a voler adattare i giocatori ad un suo ideale 4-3-3: la mediana iniziale, composta da Melo, Brozovic e Medel è un punto interrogativo grande quanto tutta la Pinetina. Manca lo spunto e, in un contesto come quello dell’Europa League, l’assenza di idee si paga. Anche a San Siro, anche contro l’Hapoel Beer Sheva. Il club israeliano ricorderà a lungo questa notte: in una fase cruciale dell’incontro gli ospiti hanno fatto la partita ed ora De Boer vacilla, come è ovvio che sia dopo un simile 0-2 in casa.
Carente anche la prova della Roma, meno negativa dei nerazzurri perché in trasferta contro un Viktoria Plzen leggermente più esperto in Europa ma comunque al di sotto delle aspettative. Anche Spalletti ha fatto qualche esperimento (Gerson, o l’ultimo treno per Iturbe), ottenendo un pareggio che presenta gli stessi sintomi degli altri match di inizio stagione. Mancano intensità e mentalità, i giallorossi hanno sprecato un vantaggio ottenuto subito. Qualcosa si è visto, come la buona reazione di Paredes nel secondo tempo, ma non abbastanza per tornare dalla Repubblica Ceca con tre punti nel girone.
Onore al Sassuolo e a Di Francesco dunque. Hanno affrontato probabilmente la sfida più difficile per quanto riguarda le italiane ed erano nettamente sfavoriti. Ad oggi, però, sembrano i neroverdi la vera “grande” in Europa League, l’unico club a sfruttare l’importanza del rettangolo verde. Il 3-0 casalingo, prosecuzione di una serie iniziata nei preliminari, è la prova di come le idee e non il nome siano la vera forza di un club che si rispetti.