In questo momento, dove tutto il mondo dello sport è fermo, è giusto porre delle domande sul futuro, sul come ripartire. Certamente questi quesiti bisogna porgerli a persone pronte e legittimate a rispondere: Gianni Infantino, presidente della FIFA è certamente uno di questi.
Il numero uno della Federazione ha risposto a domande importanti circa il futuro del calcio a livello mondiale ai microfoni della Gazzetta dello Sport, sottolineando tra le altre cose che vi è l’assoluto bisogno di salvare il calcio da una recessione che potrebbe ledere e di molto tutto il mondo sportivo e calcistico.
Nuove idee, come quelle, di disputare meno tornei, meno partite, ma con format più interessanti: in questo modo secondo il presidente sarebbe tutelata tra l’altro la salute dei giocatori.

Quantificare i danni e ripartire
Ai microfoni della Gazzetta dello Sport Infantino ha trattato moltissimi temi e ha risposto in merito ad una possibile catastrofica recessione che rischia di affliggere l’intero sistema calcio.
Ad apposita domanda il presidente di origini italiane ha così risposto: “Si rischia. Serve una valutazione dell’impatto economico globale. Ora è difficile, non sappiamo quando si torna alla normalità. Ma guardiamo alle opportunità. Possiamo forse riformare il calcio mondiale facendo un passo indietro. Con formati diversi. Meno tornei, ma più interessanti. Forse meno squadre, ma più equilibrate. Meno partite per proteggere la salute dei calciatori, ma più combattute”. Il numero uno della Federazione ha così continuato: “Non è fantascienza, parliamone. Quantifichiamo i danni, vediamo come coprirli, facciamo sacrifici – sarà avvantaggiato chi ha gestito la propria “azienda” in modo sano – e ripartiamo. Non da zero, siamo privilegiati. Ma salviamo tutti assieme il calcio da una crisi che rischia di essere irreversibile”. Nuove idee dunque all’orizzonte, che porterebbero anche il calcio ad una piccola rivoluzione, utile per ridurre la mole di partite“.
Infantino è intervenuto anche sulla sempre ipotesi di una Superlega e ha voluto sottolineare come questo non sia il momento adatto a controbattere su vicende del genere: “Mi viene da ridere. E cos’altro? Da quel che vedo, ci pensano già altri a progettare e organizzare tornei in giro per il mondo, al di fuori dalle strutture istituzionali, e senza rispetto per il modo in cui è organizzato il calcio nazionale, continentale e mondiale. In futuro dobbiamo avere almeno 50 nazionali che possano vincere i Mondiali, non solo 8 europee e 2 sudamericane. E 50 club che possano vincere i Mondiali per club, non solo 5 o 6 europei. E una ventina di questi 50 saranno europei, il che mi sembra già meglio dei 5 o 6 odierni. Ma non è il momento di parlarne ora”.
Infantino è intervenuto anche sulla sempre attuale questione VAR e ha voluto sottolineare l’importanza, definendolo imprescindibile, di questo strumento: “Il Var è ormai indispensabile. Se usato come si deve, le critiche si placheranno. Può essere perfezionato, ma il fatto è che in alcuni paesi non rispettano il protocollo Ifab. È importante capire che il Var aiuta l’arbitro, e non che sia un altro a prendere le decisioni. Intanto viene usato in un centinaio di tornei di una settantina di paesi – ha aggiunto –: molti miscredenti e/o gufi si sono dovuti ricredere. Ora investiremo di più, secondo la mia visione 2020-23, per fare un Var light, economico e funzionale. Globale. E chiariamo una volta per tutte: non esiste nessun obbligo. Chi non lo vuole è liberissimo di non usarlo. Ma chiedete ai critici se vorrebbero davvero tornare all’età della pietra“.