Ci sono Paesi che per storia e tradizione sono nati per programmare i loro successi. La Germania degli anni ’90 che ha saputo fondere l’anima progressista dell’Ovest con quella rigida dell’Est diventando la prima Economia del Continente.
L’Inghilterra della Thatcher che ha sconfitto gli hooligans puntando sulla certezza della pena e l’innovazione degli impianti sportivi. Allo stadio si va per vivere un’esperienza a 360 gradi, non c’è più la magia di “Febbre a 90” ma si può assistere allo spettacolo portando moglie e figli.
L’Italia ed il fondo del barile
Poi ci sono Paesi che riescono ad ottenere successi raschiando il fondo del barile, quando la speranza praticamente non esiste più: è il caso dell’Italia che dopo essere uscita martoriata da una guerra insana ha trovato il tempo per garantirsi un boom economico unendo la fame e la volontà degli uomini del Sud con l’anima imprenditoriale del Nord.
Anche nello sport siamo condannati inevitabilmente ad esaltarci nelle difficoltà, proviamo in tutti i modi ad uscire dal G8 del calcio, ma ci troviamo sempre nella bagarre dei vincitori perché possediamo conoscenze che nel resto del mondo ci invidiano.
La tattica è un qualcosa di cui gli italiani parlano davanti ad un caffè o un piatto di pasta. Il Mondiale è un’esperienza mistica che scandisce i tempi delle nostre vite. Non può essere un caso che dal mancato accesso al Mondiale siano fioriti talenti in ogni reparto.
Ancora una volta al di là di ogni ragionevole programmazione, gli italiani si ritrovano ad avere una “Golden Generation“. Il commissario tecnico Roberto Mancini in questo momento è il professore di matematica interpretato magistralmente da Kevin Spacey in “21”.
Dovrà solo trovare il modo per mettere insieme tutto il talento a disposizione. La generazione dei Donnarumma, Romagnoli, Zaniolo, Bernardeschi, Chiesa e Kean sembra essere veramente una generazione di predestinati.
Il volo della fenice
È ragionevole aspettarsi cose grandiose da ragazzi così. Hanno una luce dentro e una positività che non percepivamo da più di 10 anni. Pur volendo sarebbe impossibile la dispersione di tutto questo potenziale.
Incanalare questo oro per avviarsi ad un futuro radioso, passando per un presente che avrebbe comunque tanto da dire. Nel momento più buio dell’Italia ci si è ritrovati con un potenziale immane tra le mani.
Così dal nulla, dalle ceneri che la mancata qualificazione al Mondiale aveva lasciato negli animi degli azzurri si è levata la nuova fenice azzurra. Bisogna toccare il fondo a volte per poter darsi la spinta e risalire in cima. Perché “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori“.