Que voy hacer? Cioè, cosa ho intenzione di fare? Oltre ad essere il titolo del primo album musicale del Pata Castro, era l’interrogativo che molti tifosi del Cagliari si ponevano all’inizio della stagione. Tante aspettative ed un mercato importantissimo, finanziato anche dalla cessione record di Barella: su tutti il ritorno del “figliol prodigo” Nainggolan , il tanto atteso arrivo dell’uruguaiano Nandez e la ciliegina Simeone quasi sul gong. Poi, ad attenuare l’entusiasmo, gli infortuni di Pavoletti e Cragno.
I primi match
L’inizio di campionato alla Sardegna Arena sorprendente quanto deludente, 0-1 contro il Brescia di Cellino, e ancora la sconfitta in terra sarda contro l’Inter di Conte, e per non farsi mancare nulla l’infortunio di Nainggolan, potevano essere indice di un campionato tortuoso e in salita. Quasi all’improvviso ecco la svolta. Infatti dopo il doppio ko casalingo la squadra di Rolando Maran ha fatto seguire tre belle e convincenti vittorie: i 3-1 a Parma e Genoa, e poi il fantastico 1-0 al San Paolo di Napoli, grazie al gol del Pata Castro, sanno di rinascita dirompente.
A Napoli si è visto un Cagliari cinico e cattivo. La capacità di soffrire, insieme a quel quid di fortuna che ti fa rimanere a galla fino alla fine, e poi la zampata letale, i tre punti che arrivano con tanto stupore, ma che fanno acquistare tanta consapevolezza. Tutti requisiti che Maran stesso aveva chiesto alla squadra: sapere leggere il momento, capire come e quando azzannare mortiferamente il nemico, e portare a casa l’intero bottino Se poi ciò avviene nei minuti finali, come con il Genoa e poi con il Napoli, maggiore è la soddisfazione.
Una dirigenza ambiziosa
Meriti va attribuito sicuramente al presidente Giulini, che acquistando il Cagliari Calcio si è volontariamente assunto l’arduo compito di fare meglio del ex presidente Cellino, capace di raggiungere grandissimi risultati sotto la sua gestione: semifinale di Coppa Uefa nel ‘94, due semifinali di Coppa Italia (nel ‘99 e nel 2004), oltre alla stabile permanenza nel campionato di massima serie. A distanza di 5 anni dall’acquisto della società si deve riconoscere al giovane patron una grandissima presenza, non solo economica, che permette a tutti i sardi di sognare in grande.
Giulini, chiaramente coadiuvato, a partire dalla scorsa estate, dal grande lavoro del ds Carli, ha dato una chiara fisionomia e una stabile struttura al Cagliari. Carli, uomo di calcio e direttore del grande Empoli di Sarri e poi di Giampaolo, è riuscito ad aggiungere, ad una squadra già ottima importanti assi: ad esempio in passato Castro e Birsa, fedelissimi del tecnico Maran, sono stati importanti per raggiungere la salvezza. Poi questa stagione. Quella della riconferma e delle ambizioni. Colpi d’appeal che suggestionano la piazza e su cui il Cagliari ha scommesso tantissimo, sperando per alcuni nella loro rinascita (Nainggolan, Simeone, Olsen, Rog) e per altri nella definitiva fioritura (Nandez, Pellegrini, lo stesso Castro).
La partenza è stata ottima, a ritmo di musica latina con quel sogno chiamato Europa. La favola Atalanta della scorsa stagione deve essere l’esempio. Le qualità e l’entusiasmo ci sono. Un campionato per incantare e scrivere una melodia, che sogna di essere conosciuta e ammirata in tutto il Vecchio Continente.