Strano a dirlo, ma in casa Milan si è giunti, dopo non appena 180 minuti di campionato, alla prova del 9. Già prova del 9, perché nonostante la vittoria nella prima a San Siro, Suso, Piatek e compagni saranno obbligati a rispondere sul campo con una prestazione tecnica convincente, dalla quale possa nascere una vittoria.
Le responsabilità di Giampaolo
Tempo di esami, tempo di prime valutazioni, anche e soprattutto per la guida tecnica, Marco Giampaolo, arrivato e osannato per essere un esteta. “Un amante del bel giuoco”, direbbe l’ex glorioso presidente Berlusconi, che, almeno nei primi 180 minuti della stagione ha messo in campo un Milan molto opaco che è sembrato quasi la brutta copia di quello di Gattuso. 17 tiri, di cui solo 6 nello specchio, in due partite, sono effettivamente molto pochi per una squadra che ha l’obbligo, perché di questo si deve parlare, di giocare la prossima Champions League.
Non sono mancate certamente le prime critiche nei confronti delle scelte del mister, nato in Svizzera, che non ha schierato nessun volto nuovo, eccezion fatta per Bennacer e André Silva (se di volto nuovo si poteva parlare), né con l’Udinese né con il Brescia. Giampaolo ha affidato le chiavi del reparto offensivo a Suso, probabilmente fuori ruolo, lasciando in panchina Paquetà, sia nella prima che nella seconda, e ancora più sorprendentemente relegando in panchina Piatek, alla scala del calcio preferendogli un pallido André Silva pronto alla partenza verso la Germania.
Hanno pesato sicuramente le assenze di Theo Hernandez e Jack Bonaventura, che appaiono quantomeno convocabili per domenica sera, e le condizioni non ottimali di Frank Kessié, ma sicuramente era lecito attendersi un Milan più arcigno e vivace, capace di essere a punteggio pieno dopo due giornate.
Un avversario insidioso
Ad attendere i rossoneri ci sarà un Hellas Verona in salute, che con il generale Juric ha iniziato bene la stagione, raccogliendo in casa un buon pareggio contro un ottimo Bologna e una pesante vittoria esterna al Via Del Mare di Lecce. Un successo che ha indotto, ancora di più, a credere nella salvezza un Verona non vorrà assolutamente regalare ai rossoneri terreno e bottino pieno.
Al buonissimo stato di salute degli scaligeri bisogna aggiungere il fantasma della “Fatal Verona” che aleggia sul Diavolo, che ha sempre trovato in Veneto un’atmosfera pesante, indigesta molto spesso. Storicamente Verona ha riservato gropponi duri da mandare giù: emblematica e destinata a rimanere negli annali e negli incubi rossoneri la cocente sconfitta, alla penultima di campionato, subita dai rossoneri nella stagione 1989-90 , che fece perdere a Sacchi, Van Basten e squadra non solo la testa della classifica, ma soprattutto il campionato, vinto poi dal Napoli di Maradona.
Cercasi Piatek
Tornando alle faccende di campo, alla prova del 9 è chiamato anche, e non potrebbe essere altrimenti, chi quel pesante numero di maglia lo indossa, Krzysztof Piatek. Il polacco sembra aver smarrito quella rabbia sottoporta che lo ha contraddistinto, prima a Genova e poi a Milano, per quasi tutta la scorsa stagione, lui che non trova la rete in maglia rossonera dal lontano 19 maggio contro il Frosinone e che non pare aver assimilato i dettami di gioco del nuovo tecnico. Che quella maglia pesi non ci sono dubbi, ma è logico attendersi un rendimento costante e grandi colpi dal Pistolero, capace di segnare 22 gol nella sua prima stagione nella massima serie italiana.
I tifosi rossoneri si augurano che il loro bomber abbia preso questo “periodo di pausa” per ricaricare il fucile e iniziare a sparare, magari da Verona domenica sera.