Esiste una parola usurpata, denigrata, talvolta addirittura screditata e messa in contrapposizione con l’impegno e la forza di volontà: quella parola è “talento”. Prendete uno come James Rodriguez, un calciatore che trasuda talento da tutti i pori ma nonostante ciò mai compreso fino in fondo, né da coloro che lo hanno allenato, né dagli altri addetti ai lavori che non hanno mai scommesso su di lui.

Un vero numero 10
Certo, lo ha fatto il Real Madrid dopo un Mondiale da Mvp con la casacca della Colombia, ma non lo ha fatto più nessuno perché in un calcio iperaggresivo e veloce il suo modo di stare in campo stona col contesto. Osservandolo razionalmente lungo i 90 minuti sembra veramente di assistere ad un corpo estraneo, con la fase difensiva che spesso e volentieri lascia a desiderare e con un’elettricità che sicuramente non è assicurata per l’intero corso del match.
Tuttavia ai 10 basta un amen per accendersi, una giocata per giustificare una maglia da titolare e un movimento dell’esterno dalla parte opposta per innescare l’arte dell’assist. Le grandi squadre probabilmente non sono disposte ad accettare questo compromesso e quindi finiscono per puntare a singhiozzo sui numeri dieci veri, autentici e puri. Per scommettere su di loro, e per tirare fuori anche un po’ di sostanza da una forma bellissima, occorre un’empatia straordinaria, uno psicologo in grado di entrare nella mente del talento.

Un tecnico unico
Nel caso di James la chiave di tutto ciò si chiama Carlo Ancelotti: uno che aveva iniziato con l’integralismo del 442 a Parma ma che poi non ha saputo discostarsene più. Al Milan, col placet del povero Gattuso, riusciva a far coesistere gente come Pirlo, Seedorf, Rui Costa e Kaka. Al Chelsea addirittura riuscì a rilanciare uno come Nicolas Anelka, seconda punta dal talento incommensurabile ma dal carattere quantomeno rivedibile.
Per farlo lo ha portato con sé nella città dei Beatles, dopo il biennio più disastroso della carriera all’ombra del Vesuvio, e col classico ultimo treno da prendere. Su questo treno ha voluto con sé ancora una volta James, per la terza volta in carriera. Come quelle coppie che in un modo o in un altro trovano il modo per ricucire il rapporto. Nonostante il tempo di Liverpool non sia esattamente come quello caraibico, la sensazione è che il sole possa tornare a splendere per entrambi. Here comes the sun direbbero i Beatles.