La Roma esce vittoriosa dal Dall’Ara di Bologna, dopo una partita tosta, intensa e con tante controversie. Già questa potrebbe essere una notizia. Nella Capitale da domenica pomeriggio aleggia la frase: “Questa gli altri anni l’avremmo persa”. Ma la vera notizia è un’altra: la Roma ha ritrovato Edin Dzeko. “L’amico ritrovato”, come direbbe Uhlman, colui che troppo è mancato lo scorso anno.
Dzeko, la grande vittoria di Petrachi
Il bomber bosniaco, dopo 4 stagioni, sembrava ormai destinato a partire. L’avevano sancito i suoi “mal di pancia” e i fischi all’ultima di campionato contro il Parma, fischi di una tifoseria che si è sentita tradita. Tradita e abbandonata anche dal proprio bomber, oltre che dalla società, rea di aver mandato via il proprio capitano. A ciò ha fatto seguito un’estate in cui l’attaccante è stato corteggiato serratamente da Conte e Marotta, con quest’ultimo che poi non ha voluto fare il passo decisivo per accontentare la Roma. E su questo ha fatto leva Petrachi: “Se ti vogliono così tanto perché non pagano? Resta da noi Edin, sei il nostro bomber, il nostro riferimento dentro e fuori dal campo”. E piano piano il ragazzo si è convinto che, forse, il tempo del tanto decantato “metodo Monchi” e tutte quelle illusioni è finito. A Roma qualcosa, seppur in minima parte, sta cambiando. Allora perché non restare? Bravo Petrachi, perché il colpo in attacco era già in casa. Non ce ne vogliano i vari Higuain e Icardi, che stiano bene dove stanno.
L’insostenibile leggerenza di essere Dzeko
Sì, una citazione sentita e risentita, ma è proprio così. L’insostenibile leggerezza di essere Dzeko. Parliamo di un campione, con all’attivo 65 reti in 141 presenze con la Roma, un giocatore totale: forte fisicamente, intelligente e con una tecnica che poche altre punte hanno. Eppure… Eppure l’ex City è stato criticato a più riprese, non solo a Roma ma dall’intero movimento calcistico italiano. Una carriera in Serie A sempre in discussione, sempre con qualcosa da dover dimostrare. Come se essere Campione d’Inghilterra e di Germania non bastasse e non bastasse neanche l’aver trascinato la Roma ad un passo da una storica finale di Champions League.
Bologna-Roma: una foto di Edin
La gara con il Bologna è stata emblematica di cosa è Edin Dzeko. Una punta che sa giocare con e per i compagni, che viene fuori dall’area, che sa fare reparto da solo senza scendere di qualità. Il “Cigno di Sarajevo” ha fatto a sportellate, ha aiutato i compagni e ha provato a segnare. La prima occasione esce fuori di poco. La seconda va dentro. Ma ciò che rappresenta Edin è il movimento da grande giocatore, un movimento “ad elastico” che elude la marcatura del difensore e che permette a Pellegrini di trovarlo praticamente solo davanti a Skorupski. Il tutto con la fascia da capitano al braccio, una fascia che da quelle parti pesa e non poco. Un grande gol di un grande giocatore, che per troppo tempo è mancato alla Roma e ai propri compagni.