La Lazio non ci sta. I biancocelesti speravano di poter ricominciare almeno ad allenarsi il 4 maggio, ma il Governo non è stato dello stesso avviso. Ai microfoni di Lazio Style Radio le parole del ds Igli Tare e di Marco Parolo, uno dei senatori della squadra di Simone Inzaghi.

Le dichiarazioni di Tare
“Siamo rimasti sorpresi: finora abbiamo rispettato ogni decisione assunta dal Governo, ci sembrava ovvio che il 4 maggio potesse rappresentare il punto di partenza. Ci sentiamo discriminati, aiutare il calcio non è lo scopo del Ministro, l’attività sportiva è ferma da due mesi, ognuno di noi si sta sacrificando ma c’è qualcosa che non quadra. È arrivato il momento di assumere una determinata posizione, in altri Paesi si va chiaramente verso la ripresa ed è stato stilato un protocollo che poi dovrà essere rispettato pedissequamente. Il calcio ricopre un ruolo sociale per il Paese: non vogliamo riaprire gli stadi, non ci sentiamo penalizzati perché stiamo lottando per lo scudetto, ci sono ancora 12 partite da giocare è un discorso utopistico, è bene concludere il campionato per il bene del sistema“.
Le dichiarazioni di Parolo
“La notizia non me l’aspettavo, c’è stata un’apertura agli allenamenti degli atleti. Non capisco perché noi calciatori, dentro un centro sportivo che non è una palestra, un luogo chiuso, non possiamo andare in campo e allenarci. A casa affatichi tendini e muscolatura. Non capisco perché a noi atleti professionisti, con l’idea di ripartire condivisa anche da Conte visto che è tifoso di calcio, non ci è stata data la possibilità di allenarci nelle nostre strutture rispettando le normative e le distanze. Si può andare nei parchi? Ho un campo da calcio nel centro, perfetto per la mia professione. La categoria calciatore è stata penalizzata. Il prato è perfetto, non si corrono rischi di infortuni. Formello ha 5-6 campi, possiamo starci benissimo tutti a 50 metri di distanza. Possiamo fare i turni in orari diversi. C’è la massima attenzione da parte nostra nelle direttive del Governo, ma credo che ci sia anche la possibilità che gli atleti professionisti possano allenarsi nei centri sportivi.

Ci sono i protocolli al vaglio dei medici e degli scienziati che riguardano gli allenamenti in gruppo. Ma almeno gli allenamenti individuali devono essere consentiti nelle proprie strutture. Siamo atleti di massimo livello, il decreto ci penalizza. Forse qualcuno non vuole tentare di finire il campionato, mi fa pensare questo. La gente può andare al parco e io non posso andare nel mio centro sportivo con rischio quasi 0. Io dico solo una cosa: vogliamo essere equiparati ad altri sportivi. Ben venga che altri atleti si possano allenare, sono il primo a tifare per loro nelle rispettive competizioni. Spesso dicono che i calciatori sono privilegiati, ma abbiamo rispetto per tutti. Poi non so se il campionato ripartirà, non spetta a noi deciderlo. Ma serviva un segnale, il Paese ha bisogno di questo per ritrovare fiducia ed entusiasmo. Se noi calciatori siamo i primi a mostrare di rispettare le regole, penso che possa essere da esempio“.