Le notti di Re Carlo

Passano gli anni, variano gli interpreti e gli scenari, ma una cosa rimane uguale: Carlo Ancelotti, nelle notti di Champions, non tradisce praticamente mai. Ne è uscito ancora da vincitore. Come nella grandissima serata di settembre contro il Liverpool, il Napoli in Europa entusiasma, regala gioie. E lo ha fatto con la personalità che proprio era stata chiesta alla vigilia. Nella caldissima tana austriaca della Red Bull Arena bisognava infatti tirare fuori gli attributi, mettere tutto da parte, dichiarazioni di De Laurentiis incluse e dimostrare. E così è andata. L’allenatore emiliano ha battuto un colpo: ha ricordato, semmai qualcuno lo avesse scelleratamente dimenticato, chi è Carlo Ancelotti.

La partita

Che fosse una sfida delicatissima in chiave qualificazione lo si sapeva di già. Che i ritmi sarebbero stati forsennati era abbastanza deducibile. Ed è probabilmente per questo che il Napoli non ha steccato l’appuntamento: per vincere bisognava imporre un gioco offensivo, non giocare di fioretto, ma attaccare e portare alle stregue una difesa non impeccabile, quale quella del Salisburgo.

Per due volte la squadra di Ancelotti è passata in vantaggio con un Dries Mertens in spolvero, ma altrettante volte è stato il Salisburgo a riagguantare il risultato. Per uscirne con il bottino pieno era indispensabile un lampo, una giocata, di cui lo stesso Ancelotti si è nel post gara detto premonitore. Al 65’ fuori un opaco Lozano e dentro Insigne. Già dal modo in cui lo “scugnizzo” napoletano ha fatto il suo ingresso in campo, era comprensibile la voglia che avesse di incidere sulla partita, anche e soprattutto per lanciare un segnale a tutto l’ambiente.

Così, dopo neanche dieci minuti dal suo ingresso, lancio di Koulibaly, rivedibile in fase difensiva, Mertens lavora con la solita classe l’ennesimo pallone e imbecca il capitano del Napoli che con uno splendido stop lo incolla a sé e poi, con tocco dolcissimo, lo mette alle spalle di un incolpevole Carlos, mandando al tappeto l’enfant prodige Halland e tutti i suoi compagni. La squadra austriaca accusa il colpo e non riesce più a trovare le contromisure necessarie per reagire. Gli ultimi minuti sono di normale controllo e di sofferenza. Missione compiuta dunque. Il Napoli ha, legittimo fare tutti gli scongiuri del caso, un piede agli ottavi di Champions League.

I protagonisti

Il Napoli si trovava di fronte al primo grande bivio stagionale. Bisognava tirare fuori gli artigli e graffiare per dare un segnale all’ambiente, alla proprietà, all’opinione pubblica. Molti interrogativi erano sorti, anche per le dichiarazioni del patron sia sulla gestione Ancelotti, sia sulla voglia di alcuni atleti di continuare a giocare per il Napoli. Tra questi chiaramente Mertens e Insigne. Urgevano risposte. Tutto il mondo napoletano sperava che queste risposte venissero date in campo e non per mezzo dei microfoni: a Salisburgo sono finalmente arrivate. Il folletto belga con i suoi due gol non solo ha contribuito alla vittoria, ma ha superato per le reti siglate con la maglia del Napoli un certo Diego Armando Maradona, non uno qualunque oseremmo dire.

Il napoletano doc, invece, non appena subentrato ha messo a disposizione dei compagni tutto se stesso e con il gol e l’abbraccio, quasi paterno con il suo tecnico, ha messo a tacere le tante teorie circa il suo rapporto conflittuale con lo stesso Ancelotti, scacciando i fantasmi. Finalmente un atteggiamento da vero capitano.

Tra questi due protagonisti, abituati alle prime pagine, sarebbe ingeneroso non parlare di un giovane che quasi sempre viene dimenticato, e di cui molte volte passano in secondo piano le eccelse qualità: Alex Meret. Il portiere, classe 1997, oltre a sembrare già un veterano e a trovarsi in un fantastico periodo di forma, sta avendo un peso specifico sui successi partenopei con interventi tanto spettacolari quanto decisivi. Se avere in squadra dei bomber ti assicura dei gol, è il portiere che molte volte ti assicura le vittorie. È il caso del Napoli. È il caso di Alex Meret.