Quando una tifoseria riesce ad essere il dodicesimo uomo in campo, rappresenta un vero e proprio valore aggiunto per il team. Tutte le squadre possiedono una tifoseria, ma poche possono contare su una che da sola riesce ad intimorire gli avversari ed a sostenere sempre, non solo quando si sta vincendo.
C’è tifo e tifo
Distinguiamo i vari tipi di tifoseria. Non definiamo un determinato gruppo di tifo organizzato “caldo” quando lo si associa a qualcosa di pericoloso. Ancor peggio se, approfittando del potere che detiene, tiene in scacco la società e la ricatta per ottenere privilegi o bonus particolari.
Questi sono tifoserie che a noi appassionati di calcio non piacciono, che non hanno capito cosa sia la passione, l’essere ultras. Troppo spesso il mondo ultras viene criminalizzato dai media, approfittando dell’ignoranza generale sull’argomento. Vivere ultras non ha niente a che vedere con la violenza: è pura passione, amore folle per la propria squadra, dedicare il proprio tempo per supportarla. Questo tipo di tifoserie sono composte da persone che incitano costantemente il team, che si vinca o che si perda.
Questione di calore
Quando una squadra va a giocare fuori casa e si sente quasi frastornata, infastidita non appena mette il piede sul manto erboso, il merito è della tifoseria avversaria. Percepisce chiaramente che l’ambiente è ostile, che rema tutto da un’unica parte e ciò può arrivare anche a condizionare l’operato della terna arbitrale. Certo, ora contando sulla tecnologia come goal-line e VAR, è molto più difficile che 10.000 persone riescano a far fischiare un rigore dubbio da un arbitro di scarsa personalità, ma sui cartellini ed i singoli falli, possono ancora dire la loro.
Molti giocatori non riescono a rendere al meglio quando vengono assordati da voci ritmate incessanti e ostili. Poi ne esistono anche altri che riescono invece a caricarsi al massimo ed a rendere di più. Il calore di una curva non si può misurare con i decibel emessi e nemmeno per i minuti duranti i quali cantano, ma una mezza idea la possono già dare.
Le curve più temute e rispettate
In alcuni casi parlare di curva è riduttivo, dato che non è solamente un singolo settore ben delimitato a supportare la squadra, ma talvolta tutto lo stadio. Chi non vorrebbe assistere ad una partita di cartello in mezzo ad alcune tifoserie, come quelle del Boca Juniors, della Stella Rossa, del Borussia Dortmund, del Galatasaray e del Liverpool?
Come siamo messi in Italia? Decisamente bene. Basti pensare alle curve di Roma, Atalanta, Sampdoria, Torino, Fiorentina e Napoli tanto per fare dei nomi.
Boca Juniors
Difficile trovare un ambiente tranquillo quando si va a giocare dentro uno stadio che vede presenti perennemente 57.000 spettatori avversari. Sentirli urlare e cantare dall’inizio alla fine fa decisamente impressione.
Il tifo degli “Xeneizes” (cioè dei “genovesi” dato che il quartiere di Buenos Aires chiamato “La Boca” è stato la nuova patria argentina per migliaia di emigranti genovesi) è questo e lo spettacolo è sempre garantito. Coreografie, tifo assordante e passione incredibile sono il loro biglietto da visita.
Stella Rossa

La tifoseria della Crvena Zvezda di Belgrado fa parte di quella categoria che molto spesso esula dal normale tifo. Per la sua composizione e la sua storia, deborda facilmente nella criminalità.
Non si può però non parlare dell’atmosfera assurda e surreale che regna allo stadio Rajko Mitic in occasione di partite come il derby contro il Partizan. Questo match viene definito come “la partita più cattiva” del mondo ed è facile immaginare cosa possa accadere prima, dopo ed anche durante i 90 minuti. Tifoseria da evitare accuratamente ma dannatamente brava a scaldare l’ambiente all’interno di uno stadio da calcio.
Borussia Dortmund

I tifosi della squadra tedesca riescono da tempo a realizzare coreografie veramente splendide, di altissimo livello e non a caso la Südtribüne del Signal Iduna Park viene chiamata “Il Muro Giallo”.
Certamente la caratteristica di quel settore dello stadio di avere circa 25.000 posti in piedi fornisce un teatro perfetto per le coreografie. Prima ancora dei cori, è proprio l’impatto visivo a suggestionare i giocatori, e ritrovarsi di fronte al Muro Giallo non appena si entra in campo ha un effetto shoccante.
Che lo stadio, poi, sia il più grande di tutta la Germania, aiuta. I prezzi vengono volutamente tenuti bassi e sono permessi tamburi, fumogeni e bandiere. E anche assistere alla partita restando in piedi. Tutti questi elementi agevolano il lavoro dei geniali tifosi tedeschi, ma il merito è sempre loro.
Galatasaray
La squadra turca è quella più titolata della propria nazione ed il quartiere che l’ha vista nascere ha qualche somiglianza con il team argentino del Boca Juniors, cioè l’origine genovese di entrambe. Un tempo veniva chiamato “quartiere genovese” perché conquistato dai “Ceneviz”. Ancora oggi a Genova esiste una zona del centro storico denominata “Galata”.
La tifoseria turca del Galatasaray è caldissima, in ogni occasione vicina al team e specializzata in stupende coreografie. Spettacolare l’ultima mostrata durante il sentitissimo derby contro il Fenerbahce, interpretata come un messaggio minaccioso nei confronti del presidente Erdogan. Mostrava una effige di Rocky Balboa e narrava “Loro sembrano alti perché tu sei in ginocchio. Ora alzati!”.
Liverpool

Alzi la mano chi non ha mai sognato in vita sua di assistere una partita all’interno della Kop e di cantare insieme a tutti “You’ll never walk alone”. Certamente, il fascino che ha il tifo britannico non è cosa da poco, qualsiasi team si scelga, ma il Liverpool è sempre il Liverpool.
Molte tifoserie hanno provato a “rubare” il loro inno, spesso non conoscendo nemmeno le parole o storpiandole in modi indecenti. La verità è che ci sono cori ed espressioni di tifo che possono essere usati solamente da chi li ha fatti suoi negli anni. Il Liverpool ed il suo fascino, la sua storia, ciò che ha rappresentato per anni la città e l’alone di magia che lo pervade, sono elementi da copyright.
Le tifoserie italiane

Nessuna tra le tifoserie delle squadre italiane indicate può considerarsi inferiore a quelle mondiali più blasonate. Nessuna.
Durante tutti gli incontri lo dimostrano apertamente, al di là del rendimento della squadra ed il cartellino lo timbrano regolarmente. Non sempre le squadre si dimostrano alla loro altezza e quantomeno per impegno e onestà morale hanno sempre da imparare dai loro tifosi.
Un tifo caldo appassionato lo si trova spesso negli stadi provinciali, dove poche centinaia di persone cantano e lavorano come matti, anche se non hanno visibilità.
Vivere Ultras
Il vero tifoso, quello che ha tatuato i colori della sua amata squadra sulla pelle, che vive per lei e lo fa nel modo più nobile possibile supportandola, ha fatto una scelta di vita.
Alzarsi presto la domenica mattina per andare ad addobbare lo stadio con gli striscioni e ideare durante la settimana nuovi cori e coreografie, significa essere ultras. Il vero ultras dà il massimo di sé quando la squadra ha dei problemi, nei periodi meno folgoranti.
Cantare e tifare quando si vince è roba da tifoso qualunque, non da ultras. Fare di tutto per coinvolgere al massimo gli altri tifosi e soprattutto tifare “pro” e non “contro” è la vera essenza del tifo onesto, pulito.