Caro Daniele,
Sei il primo calciatore non interista per cui mi sento di scrivere due parole nel momento del ‘ritiro’ (che poi proprio ritiro non è) e ti spiego subito il perché. Il motivo è molto banale, ma a volte la banalità è così data per scontata che viene quasi dimenticata. Essendo io nato nel 1995, non solo non ho avuto la fortuna di vedere i vari Totti, Del Piero, Maldini muovere i primi passi tra i professionisti, ma probabilmente mi sono anche perso i loro anni migliori. Con te invece è stato diverso: sei l’unico giocatore italiano che abbia avuto il piacere di veder cominciare una carriera con una squadra, e difendere i colori di quella maglia fino a quando gliene è stata data la possibilità. E di certo non ti sono mancate le offerte di club più blasonati e più competitivi a livello internazionale, anche negli ultimi anni, ma nonostante ciò ti ho sempre visto rifiutare. E fosse l’unica cosa che ti ho visto fare!
Il mio primo bel ricordo legato a te è il Mondiale del 2006, in cui ti ho visto fare una stupidaggine probabilmente dovuta all’inesperienza da ventitreenne. Poi però vederti segnare un rigore di tale peso… Non so quanti ventitreenni avrebbero saputo fare lo stesso. Ti ho visto segnare 21 gol con la maglia dell’Italia, e ti ho visto anche rifiutarti di entrare in campo con la Nazionale. Questo perché per te il nome davanti la maglia è sempre venuta prima del nome dietro, non importa se la maglia fosse azzurra o giallorossa. Ti ho visto esultare ai gol del tuo capitano più di quanto non esultassi per i tuoi. Ti ho visto piangere disperato al ritiro dello stesso capitano, che poi più che un compagno di squadra è stato compagno di vita per te. Ti ho visto essere il primo a motivare il compagno che sbagliava e a complimentarsi con quello che faceva la cosa giusta. Ti ho visto fare una partita da centrale difensivo, Italia-Spagna 1-1 di Euro 2012, che ancora ricordo nitidamente per quanto mi hai fatto innamorare in quel ruolo. Ti ho visto essere una guida in campo, e ho sentito altri dire che lo sei anche fuori. Ti ho visto dare tutto sempre e solo per la tua squadra.
Infine, ti ho visto tradito. Non dalla tua Roma, ma da chi in questo momento c’è dietro. Hai detto di aver accettato serenamente questa decisione, eppure nelle tue parole ho sentito così tanta malinconia che mi rende difficile prenderle sul serio. Sono sicuro che riusciresti ancora a giocare a certi livelli, e probabilmente io al posto tuo cercherei di dimostrare alla dirigenza che si è sbagliata e che puoi ancora dire la tua nel nostro campionato.
Ma tu ami troppo quei colori per poterli incrociare da avversario, quindi in cuor mio comprendo la decisione di continuare in un altro campionato, seppur di livello inferiore. Sappi solo che mi dispiace: di avversari così degni ne ho visti davvero pochi. Ci mancherai.