La notizia più importante del mese più brutto e noioso dell’anno è sicuramente quella che riguarda l’approdo di José Mourinho sulla panchina del Tottenham. Non tanto per il passato al Chelsea e per la fedeltà tradita, quanto piuttosto per lo scontro filosofico-culturale tra la proprietà Spurs e Mou.
Mourinho e il Tottenham: gli opposti si attraggono
Nel mondo di Martin, il proprietario del club sarebbe un leader dei Martell mentre il portoghese sarebbe sicuramente un Lannister. Questo perché non esiste un top club più “sfigato” del Tottenham, una squadra che vivacchia da decenni nella top 6 senza infamia e senza lode. Per il club del nord di Londra le priorità sono il riconoscimento mondiale del brand, lo stadio di proprietà e l’affetto dei tifosi. Legittimo che una multinazionale opti per una gestione che non delega niente al caso.
Il problema sorge nel momento in cui decidi di mettere sotto contratto un uomo che rinnega il solo pensiero della sconfitta. La odia, lo far star male. È machiavellico quando non ci riesce con le buone. Quindi è lecito chiedersi se Mou sarà in grado di trasferire alla sua proprietà e ai suoi calciatori almeno 1/10 del fuoco dentro che da sempre caratterizza la sua straordinaria carriera.
Venendo poi al lato specificamente calcistico, riuscirà Mou a far accettare il suo calcio antico e concreto ad un club che gioca da anni un calcio propositivo e tendenzialmente perdente? Se mai dovesse farcela avrà avuto ragione anche stavolta, rispedendo al mittente le accuse di chi gli dà del bollito. Potrebbe essere la sliding door – l’ennesima – della carriera del Mago.