Milan, Pioli: “Sarebbe meglio sapere quando e se ripartire. Ibrahimovic? Sta benissimo”

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Stefano Pioli e la sua visione del calcio. Se si potesse dare un titolo alle dirette Instagram, questa sarebbe senz’altro la cornice della diretta fatta dal tecnico rossonero insieme all’ex campione di pallavolo Pasquale Gravina. Nel corso della conversazione diversi sono stati i temi trattati, dall’immancabile emergenza Coronavirus a Zlatan Ibrahimovic, passando per quelle che Pioli stesso considera essere le componenti fondamentali per una squadra vincente.

Di seguito le sue dichiarazioni, riportate da Sport Mediaset.

Il ritorno in campo

“Capisco chiaramente la difficoltà del momento, ci mancherebbe altro. Ma nella nostra posizione poter sapere con un po’ più di precisione quando e se ci sarà la ripresa degli allenamenti e del campionato sarebbe meglio per poter programmare meglio il nostro lavoro. Avere delle date più precise sarebbe meglio, ci auguriamo che questo possa accadere“. 

“Il nostro compito in questo frangente è sicuramente delicato e particolare, visto il momento che stiamo tutti vivendo. Proviamo comunque a mantenere alta la concentrazione e la motivazione, cercando anche di far sentire la squadra il più vicino possibile. Cerchiamo di stare insieme e vederci quasi tutti i giorni, facendo un po’ di allenamento e cercando di rimanere mentalmente concentrati sul nostro lavoro, sperando di poterlo riprendere“. 

Ibrahimovic e la questione “talento”

“Il talento credo sia un’abilità innata. Ci son delle persone che nascono con un talento in varie discipline o situazioni. Per me non è difficile riconoscere il talento. Chi lo possiede fa diventare semplici situazioni che per gli altri sono difficili. Il talento è assolutamente migliorabile e allenabile. Faccio l’esempio di Federer: è nato con quel talento e quella sensibilità, ma allenandosi tutti i giorni costantemente ha avuto la possibilità di diventare probabilmente il più grande giocatore di tennis di tutti i tempi”.

“Abbiamo visto anche talenti sprecati, magari per mancanza di sacrificio e voglia di allenare quel talento. Io ho allenato Klose, che è il giocatore che ha segnato più gol nei mondiali di calcio”. E su Ibra: “Ho sentito Zlatan, sta benissimo. Anche lo stesso Ibra mi dice che l’unico obiettivo è quello di migliorare la propria performance e tutto è finalizzato a quello”.

La strada per la vittoria

“La società dev’essere forte, organizzata e compatta, con un top management sempre pronto a trovare soluzioni e a non dare problemi. La squadra deve avere dei valori tecnici importanti e, soprattutto, di personalità. Vincono le squadre dove ci sono giocatori non facili da allenare, ma con grande personalità. Poi chiaramente serve un allenatore capace di gestire uno spogliatoio non semplice. Non credo che sia una sola di queste componenti a creare una mentalità vincente”.

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Il calcio, tra passato e presente

Il calcio attuale è molto cambiato rispetto al passato. E’ cambiata la metodologia di lavoro e di preparazione alla partita, che è sicuramente più curata anche grazie alle tecnologie a disposizione. Le strategie sono molto più approfondite e le squadre sono più preparate. E’ aumentata la velocità di gioco. Io quando giocavo, ho cominciato a lavorare quasi sempre a secco, invece adesso con il mio staff lavoriamo tanto con il pallone. Gli spazi sono cambiati, adesso hai pochi istanti per leggere la situazione e interpretarla. Molto credo sia dovuto anche al fatto che noi allenatori abbiamo sempre voluto migliorarci e aggiornarci”. 

Dal punto di vista degli allenatori

“Credo che sia molto importante essere consapevoli di dove si vada a lavorare, conoscere la storia, le abitudini, lo stile, la filosofia del club e le caratteristiche della personalità del top management con cui vai a lavorare. Credo di avere flessibilità, però al tempo stesso credo che uno debba portare i propri principi, i propri concetti e il proprio metodo di lavoro, perchè il club se ti ha scelto, ha scelto te anche per le caratteristiche che hai. Mi è capitato in passato di rifiutare proposte perchè avevo capito che non c’era sintonia su quello che volevano fare e come, pur essendo buone proposte. Sono loro che cercano me, quindi una volta che vengo cercato, porto il mio modo di essere o di fare”.

“Per quanto mi riguarda l’aspetto più importante è entrare nella testa dei giocatori, l’aspetto psicologico è determinante. Conoscere e trovare la chiave di accesso per ognuno di loro. Spesso ci sono riuscito e qualche volta no. Quando non riesci, non fai presa e i risultati non riesci ad ottenerli. E’ il lato che mi piace di più di quando alleno e quello a cui dedico più tempo”.

Sul futuro

“Mi piacerebbe tornare alla normalità. Ho una gran bella famiglia e un lavoro che è la mia passione. Spero di tornare il prima possibile a questa normalità, che spesso si dà per scontata ma che scontata non è”.