Milan, senti Rangnick: “Con me si poteva svoltare. Non avrei puntato più su Ibrahimovic”

Ralf-Rangnick

Il matrimonio tra il Milan e Ralf Rangnick è saltato proprio all’ultimo. La dirigenza rossonera ha deciso alla fine di confermare Pioli in virtù dell’ottimo lavoro svolto, soprattutto post lockdown. Così, nonostante i contatti continui da mesi, con il dirigente tedesco non se ne è fatto nulla.

Di questo e di altro ha parlato proprio Rangnick in una bella intervista a La Gazzetta dello Sport. Riportiamo di seguito i tratti salienti.

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Milan, Rangnick: “Giusto confermare Pioli, Ibrahimovic? Punterei sui giovani”

Rangnick racconta di essere stato a lungo in contatto con il Milan:

I primi contatti col Milan risalgono a fine ottobre, quando la squadra era in una situazione complicata a tre punti dalla zona retrocessione. Io non ne ho mai parlato in pubblico, ma nessun contratto o penale“.

Poi sulla scelta di riconfermare Pioli a suo discapito:

Conferma meritata, anche per la persona che è: l’ho apprezzato nelle interviste, sempre concentrato sugli obiettivi. La sua squadra è stata la migliore post coronavirus: cambiare allenatore non sarebbe stato saggio, né rispettoso. Se poi è la scelta giusta nel medio e lungo termine, è un’altra questione“.

Un commento anche sulle strategie del club rossonero:

Nella vita una delle mie regole è: non parlare di chi non conosci personalmente. E da parte mia non è mai stata detta mezza parola sul Milan, mai. Posso parlare di Maldini ex calciatore: è stato straordinario, una leggenda vera e propria.

Ma non posso dire lo stesso da direttore sportivo: semplicemente, non lo conosco in questo ruolo. Da esterno ci si può chiedere se la proprietà è contenta dei risultati in rapporto al denaro investito negli ultimi anni. Io causa del divorzio tra Boban e il Milan? Dovete chiedere a chi rappresenta il club.

Infine sul probabile rinnovo di Ibrahimovic:

La domanda è: perché il Milan si era rivolto a me e cosa mi voleva far fare? Magari cercava una svolta. Lavoro alla crescita e i giovani imparano molto più in fretta. Non è nel mio stile insistere su giocatori di 38 anni: non perché non siano abbastanza bravi, e Ibra certamente lo è, ma perché preferisco creare valore e sviluppare il talento.

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 Per me ha poco senso puntare su Ibra o Kjaer, ma è la mia idea, né giusta né sbagliata, semplicemente diversa. Quando Ibra ha detto di non conoscermi non aveva torto, perché anch’io non lo conosco personalmente, non avendoci mai parlato“.