Ranking Fifa: evoluzione e criteri in vigore

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Basta vincere Europei, Copa America, Mondiali, per poter essere considerati i padroni del calcio? La risposta non è semplice ed è stata sempre al centro di molte discussioni e polemiche. In pratica, chi vince ha sempre ha ragione ed è degno di essere considerato il più forte, ma è la teoria che in questo caso prevale. Perciò, non basta vincere le sopracitate ambitissime competizione per essere considerati, almeno dalla Fifa, i più forti.

Per la federazione che governa il calcio, infatti, vi è un termine più oggettivo, che fa della continuità e della costanza due principi cardini sui quali stilare una vera e propria classifica delle nazionali: è il rinomato e discusso Ranking Fifa, che in questo articolo cercheremo di analizzare brevemente e soprattutto di capire.

Origini

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L’idea nasce e viene messa concretamente in atto, anche grazie alla partnership con Coca-Cola, nei primi Anni Novanta. La sua prima pubblicazione risale, infatti, al 1993 alla vigilia del Mondiale degli Stati Uniti. I termini chiaramente erano differenti rispetto a quelli adottati oggi. Fino al 1999 la classifica veniva stilata in un modo semplice e chiaro: ogni partita che veniva riconosciuta dalla Fifa assegnava 3 punti alla squadra vincitrice, un punto in caso di pareggio e chiaramente 0 per la squadra uscita sconfitta dal match.

Con l’avvento degli anni 2000 i criteri furono totalmente rivisitati e ne furono introdotti altri, soprattutto per rimuovere le disuguaglianze fra le diverse nazionali. Muovendosi su questa scia venivano prese in considerazione solo le migliori sette partite annuali disputate da ogni rispettiva nazionale. Dopo le numerosissime critiche mosse nei confronti di queste nuove direttive, questi criteri vennero abbandonati nel 2006, anno come ricorderemo per sempre per l’impresa degli Azzurri di Lippi in Germania. Il calcolo, dopo quello storico Mondiale (per noi), cambiò radicalmente in quanto entrarono in gioco altri e nuovi fattori, alcuni dei quali vengono tuttora presi in considerazione per stilare la classifica.

Criteri attualmente in vigore

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Dopo un’ulteriore riforma all’indomani dei Mondiali in Russia, la Fifa ha cercato di trovare criteri univoci e chiari per poter stilare in maniera semplice la classifica. Risultato delle partite, importanza del match, valore dell’avversario, confederazione d’appartenenza sono i valori presi in considerazione. Chiaramente si attribuiscono 3 punti alla squadra che vince la partita riconosciuta dalla Fifa, un punto a testa per il pareggio, 0 per la sconfitta, con un’eccezione relativamente all’importanza della partita: un incontro amichevole vale 1 punto, uno di qualificazione vale 2.5.

Agli Europei o alla Confederations Cup il valore è 3, mentre ai Mondiali 4. La forza dell’avversario parte da un minimo di 50 fino ad un massimo di 200, il tutto è sempre determinato dalla posizione nel Ranking. In questo modo, rispetto ai vecchi metodi, la classifica è più dettagliata. In ogni caso vincere, in amichevole o meno, è sempre importante.

Voglia di risalire

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In base a questi criteri, in testa alla classifica vi è il Belgio di Lukaku, che ha totalizzato nel corso di questi anni tantissime vittorie, seguito poi dalla Francia e dal Brasile. Per trovare la nazionale italiana bisogna andare oltre la top ten, al quindicesimo posto.

Una posizione che non rispecchia chiaramente la serietà e la grandezza del movimento italiano, che in queste classifica è preceduto da nazionali rispettabili, ma oggettivamente inferiori agli Azzurri. Un altro motivo questo per fare bene ad Euro 2020. Se come premesse possiamo prendere in considerazione le 10 vittorie degli Azzurri nel girone di qualificazioni proprio degli Europei, siamo sicuri che i ragazzi di Mancini recupereranno posizioni e scaleranno la classifica.