Raphinha, da ‘normal one’ a macchina da guerra: c’è solo lo zampino di Flick?

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Il Barcellona di Hansi Flick è inarrestabile in questo inizio di stagione. Nemmeno lo stellare Real Madrid di Carlo Ancelotti e il temibile Bayern Monaco sono riusciti a imporsi nei confronti di una squadra che sembra diventata lo specchio riflesso del suo allenatore: solida, carismatica e super giochista. A brillare particolarmente, però, non è il solito Lewandowski – al quale, però, vanno tessute le lodi per una partenza da top – bensì Raphinha. Il brasiliano, mai come quest’anno, sta attraversando un momento di forma pazzesco, visti i numeri: 16 partite e 12 reti, 4 segnate (in totale) tra blancos e bavaresi, ai quali ha inflitto una tripletta in 56 minuti. Di chi è il merito di tutto ciò? C’è solo lo zampino del suo allenatore? Per capirlo, addentriamoci nel periodo positivo che sta vivendo l’ex Leeds, ripercorrendo i suoi ultimi anni di carriera e analizzando il gioco del tecnico blaugrana. Solo in questo modo si può capire come abbia fatto a trasformarsi da una normale, ma potenzialmente forte, ala sinistra a una macchina da guerra.

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Gli ultimi anni tra Leeds e Barcellona

Il classe ’96 ha passato 2 anni in Inghilterra con la maglia del Leeds, collezionando “solo” 20 reti al termine del percorso. Soltanto 6 il primo anno e 11 nel secondo, non di certo i numeri che sta tirando fuori recentemente. Nemmeno nelle prime due annate al Barcellona riesce a imporsi più di tanto: 10 marcature a stagione, mentre in appena due mesi di Liga e Champions League 2024/2025 ne ha già fatti due in più. Di certo, le idee di Xavi non lo hanno aiutato molto. L’ex bandiera blaugrana era estremamente legato al gioco di posizione, un sistema che, a lungo andare, ha portato i catalani a diventare una squadra prevedibile, priva di qualsiasi spunto dei suoi singoli. Quando un giocatore pensa più a mantenere la propria posizione in campo, invece di esprimere la propria creatività, giocoforza non brilla. Ecco spiegato il perché dei suoi primi due anni spagnoli senza infamia e senza lode, nonostante una Liga vinta.

Flick e il calcio ‘relazionale’

Da quando, invece, Flick ha messo piede in Catalogna, l’identità di gioco del Barcellona è cambiata radicalmente in poco tempo. Il suo calcio cosiddetto relazionale, basato sull’intesa tra i calciatori in campo (da un’idea di Fernando Diniz, ex tecnico della Fluminense con cui ha vinto una Copa Libertadores nel 2023), fa molto leva sul rapporto collettivo e non sulla tattica vera e propria. Inoltre, l’assenza di uno schema preciso in fase di costruzione permette ai giocatori di muoversi liberamente, attaccando gli spazi lasciati dagli avversari, privi di punti di riferimento concreti. L’abbassamento di entrambi i mediani in zona difensiva, in fase di possesso, permette a Cubarsí di sviluppare due soluzioni. La prima è lanciare in profondità nella voragine lasciata a centrocampo per servire Lewandowski o un esterno che taglia, oppure costruire palla a terra lateralmente. In tutto ciò, Raphinha ha giovato parecchio di una posizione da seconda punta alle spalle del 9 polacco, ma anche di un sistema di gioco che gli permette di sfruttare il suo dinamismo in campo aperto. L’intesa con l’ex attaccante del Bayern, tra l’altro, lo aiuta non solo sotto porta, ma anche in qualità di assistman, arricchendo il suo personale tabellino.