Real Betis-Siviglia: el gran derbi nato dal figlio di un operaio

Real-Betis-Siviglia

Tra poche ore il calcio spagnolo è pronto a vivere una delle partite più sentite: Real Betis-Siviglia, el gran derbi come lo chiamano da quelle parti. Le due squadre, come spesso è accaduto negli ultimi tempi, sembrano avere anche quest’anno obiettivi diversi.

Il Siviglia è lì, a ridosso delle prime posizioni in classifica e valide per un posto in Champions League; il Betis invece non se la passa benissimo ed è a soli 4 punti dalla zona retrocessione.

Real Betis-Siviglia: il derby che infuoca l’Andalusia

Il calcio in Spagna non è solo l’eterna lotta tra i potenti, tra Real Madrid e Barcellona, che spesso ruba la scena a tante altre realtà accese e agguerrite, proprio come quella di Siviglia.

Il capoluogo andaluso è una città torrida, calda e che vive di una grande passione: il fútbol. E proprio il fuoco che anima questa città non può che riversarsi tutto nel calcio dando luogo ad uno dei derby più sentiti di Spagna, tra due fazioni che in comune hanno poco o nulla, se non il fatto di voler rappresentare con orgoglio la propria città.

Sì, perché dalle origini dei due club, fino alla storia recente e passando per il mai banale aspetto politico, quello verdiblanco e quello rojiblanco sono due universi inconciliabili.

El gran derby: nobiltà e proletariato a confronto

La città di Siviglia si è immersa nel mondo del calcio molto presto, basti pensare che la prima squadra, il Siviglia FC, è nata nel 1890. Da quelle parti, come già detto, il calcio non è cosa da poco. Infatti, nel Siviglia si riflettono fin da subito gli ideali politici e sociali di chi l’ha fondato.

La squadra ha origini nobili e non tutti possono indossarne la maglia. Può farlo solo chi ha un certo grado di parentela con qualche ricco signore andaluso. Ed è proprio da questo ideale, quasi utopistico, che nascerà l’altra squadra di Siviglia.

I rojiblancos infatti stavano per ingaggiare uno dei più bravi, se non il più bravo, calciatore della zona. Sembrava tutto fatto ma poi, fermi tutti. Il ragazzo non aveva affatto origini aristocratiche, anzi. Il ragazzo era figlio niente meno che di un operaio.

L’ingaggio fu annullato dalla dirigenza ma non tutti furono d’accordo: Eladio Garcia de la Borbolla non ci sta, ha visioni più ampie e decide di dimettersi. Poco dopo fondò quello che, in seguito a varie fusioni, diventò il Real Betis Balompié. Lì si che c’era posto per il figlio di un operaio.

“Fallire sì, tradire mai”

Insomma, già dalle premesse si può intuire quanto sia accesa questa rivalità a Siviglia. Ma se bisognasse spiegare cos’è el gran derby a chi non ne ha mai sentito parlare, si potrebbe parlare di un particolare episodio che ne racchiude l’essenza.

Siamo nel 1945, la Spagna ha vissuto da poco la guerra civile ed è sotto la dittatura di Francisco Franco. Non proprio un periodo felice. Il Betis è in grave crisi economica, tanto che deve fare cassa a tutti i costi.

L’offerta che potrebbe salvare il club arriva proprio dal Siviglia, per il miglior giocatore biancoverde dell’epoca, Francisco Antunèz. La dirigenza del Betis è titubante ma alla fine accetta: Antunéz giocherà per gli storici rivali di sempre.

In città inizia a circolare la notizia e quello che succede è surreale: manifestazioni, cortei in piazza, contestazioni. Los Beticos si sentono feriti nell’orgoglio ed il pensiero comune è uno: “Fallire sì, tradire mai“.

L’allora presidente, preoccupato e toccato da tanta rabbia ma attaccamento al tempo stesso, prova a ritrattare dicendo che la firma sul contratto di Antunéz era falsa. Ma ormai è troppo tardi e il trasferimento è ufficiale.

Finisce tutto qui? No, anzi. Oltre al danno c’è anche la beffa. La stagione seguente, il Betis retrocederà, mentre il Siviglia, grazie anche al colpo di mercato dell’estate prima, vincerà la Liga. L’Andalusia è ancora un tripudio rojiblanco.

Ma da questo triste episodio nascerà anche un coro dei tifosi biancoverdi che da quelle parti ha fatto la storia: “Viva el Betis, manque pierda!” (“Viva il Betis, nonostane perda!”).