Vecchio a chi? Ha veramente 36 anni? A vederlo giocare non si direbbe. Frank Ribery incanta. Elegante, delizioso e straordinariamente efficace. Autore, anche a San Siro, di una prestazione disarmante: Romagnoli e Musacchio non lo hanno mai preso. Gli scettici sono stati zittiti. Chi pensava ad un colpo meramente mediatico deve ricredersi: la Fiorentina ha acquistato un campione con la C maiuscola, capace di mandare all’inferno un diavolo triste e ammansito. Tutto questo alla Scala del Calcio, che non ha potutonon inchinarsi a Monsieur Ribery. Tutti in piedi a celebrare un artista che dipinge un calcio diverso, un calcio ricolmo di classe e di talento, che guida la rinascita viola. Firenze sogna ritrovando l’entusiasmo di un tempo.
Fiorentina, talento al potere
È chiaro nella vittoria di Milano c’è soprattutto il marchio di “Scarface”, ma non deve assolutamente essere dimenticata la prestazioni dei vari Chiesa, Castrovilli, di capitan Pezzella e di tutto il reparto difensivo. La Fiorentina ha dimostrato di saper stare in determinati contesti, stravincendo a San Siro. La partita, infatti, non è mai stata in bilico: c’è stata sin dal primo minuto solo una squadra in campo. E per fare questo devi avere personalità, caratteristica che la squadra di Montella ha dimostrato ampiamente di avere, coniugando alla spensierata gioventù di Chiesa e Castrovilli, l’esperienza e la classe di due giocatori su tutti: il già osannato Ribery e capitan Pezzella.
Solo chi ha sempre dimostrato di avere gli attributi, mettendoci la faccia più e più volte, poteva ereditare una fascia di capitano diversa dalle altre. Dopo la tragica morte di Astori pochi avrebbero avuto questo coraggio. Lo ha fatto German Pezzella, uomo prima che calciatore, condottiero e guida di questa Fiorentina.
Dopo essersi scrollata di dosso l’ossessione della prima vittoria, la Viola ha dato prova di poter ambire a traguardi importanti. Non certo allo scudetto, al quale l’eclettico presidente Commisso aveva scherzosamente puntato, ma sicuramente a qualcosa di importante. L’Europa, magari. Passata oramai in rassegna la scorsa sciagurata, ma anche sfortunata stagione, e arrivata finalmente la prima vittoria contro la Sampdoria, dopo un lungo lasso di tempo (17 febbraio contro la Spal), i giocatori hanno ritrovato leggerezza. La vittoria contro la squadra di Di Francesco è stata importantissima, ha scacciato demoni e terrori. Ha liberato e scrollato di dosso tutto l’ambiente. Adesso si può sognare.
I leader viola
Se si parla di Fiorentina e di una sua rinascita non si possono che citare due personaggi. Il presidente Commisso , tanto esuberante quanto simpatico: l’italoamericano a giugno aveva promesso spettacolo e grandi colpi, cosi è stato. Ha trattenuto Chiesa, rinunciando a molti soldi messi sul tavolo da società importanti, ed ha aggiunto ad una squadra già pronta colpi come Boateng e Caceres, mettendo la ciliegina sulla torta con Ribery. Senza dimenticare i giovani Pulgar, Lirola, e la scommessa Pedro. Il presidente ha mantenuto le promesse, dando a mister Montella un organico valido.
Il secondo personaggio è proprio il tecnico viola, Vincenzo Montella. L’Aereoplanino ha fatto vedere un calcio propositivo, ma non aveva ottenuto risultati nelle primissime giornate. Una volta messo in discussione dalla stampa ha cambiato marcia, e anche modulo: il 3-5-2, l’invenzione di Ribery e Chiesa come punte e la rinascita.
Spetterà sempre all’allenatore trarre tutto ciò che di buono ha la Fiorentina, per sognare una stagione simile a quella del 2012 in cui la Viola e Montella arrivarono ad un passo dalla Champions. Una piazza calda come Firenze ha bisogno di calcio e di bellezza. Ha la necessità di tornare a vivere determinati ambienti. Ha voglia di Europa.