Una Roma a tutto Kluivert: il giovane esterno olandese, ora al centro di una pazza idea di mercato che lo vedrebbe come pedina di scambio con l’Arsenal per arrivare a Mkhitaryan, si racconta ai microfoni del portale Voetbalzone. Un confessionale dedicato alle sue grandi ambizioni e agli elogi verso il suo allenatore Paulo Fonseca, il quale lo ha aiutato a crescere partita dopo partita grazie alla fiducia riposta nei suoi confronti.

L’importanza di ‘Miki’
“Sono contento dell’aiuto che ci sta dando Henrikh e spero che lui e Chris Smalling rimangano qui dopo questa stagione. Sono i nostri migliori giocatori. Henrikh mette la sua esperienza a disposizione della squadra e anche a me. Posso guardare un giocatore che ne ha già vissute tante. Ha avuto una grande carriera e ha giocato in molti grandi club. Posso sicuramente imparare da quello. Parliamo molto, perché giochiamo più o meno nelle stesse posizioni e occasionalmente mi dà suggerimenti o enfatizza ciò che faccio bene“.
Grazie, mister Fonseca
“Naturalmente sono molto contento delle parole del mio allenatore. Abbiamo un’ottima relazione. È un bravo tecnico e per me è anche importante che parli un buon inglese. Capisco quasi tutto quando parla e sono contento del mio ruolo nella squadra. All’Ajax ho davvero giocato da esterno puro, mentre qui sono un po un ‘dieci’ o un’ala sinistra”
Tanto cinismo in più
“Credo di si. Non devo andare sempre uno contro uno come ero solito fare, ma ho l’opportunità di trovare la mia posizione sul campo. Ho più libertà e la gestisco sempre meglio“.
Un primo anno da dimenticare
“La mia prima stagione è stata difficile, perché per me era tutto nuovo. Sono venuto qui da ragazzo, vivevo da solo per la prima volta in vita mia e dovevo abituarmi a un’altra lingua, ad altri giocatori a un sistema di gioco diverso. Devi abituarti a tutto. Fortunatamente le cose stanno andando molto meglio ora. Puoi vederlo nelle statistiche e sto anche meglio con me stesso. Se ti senti bene, poi si vede sul campo. Questo è ciò per cui ho lavorato duramente“.
Gli obiettivi del presente
“Noi come squadra abbiamo espresso l’obiettivo di raggiungere la Champions League e questo è ancora possibile. Quindi puntiamo a questo, nient’altro. Poi arriverà anche l’Europa League e punteremo alla vittoria. Parlo per me stesso e penso pure per tutto il resto della squadra. Crediamo di poterla vincere e ci aspettano tante finali una dopo l’altra. Non vedo l’ora“.
Papà Patrick e il sogno di diventare come lui
“Se posso diventare bravo come lui? Certamente ci credo, ma so anche che non sarà facile. Ha segnato molto, gli riusciva con facilità. Naturalmente spero di diventare una leggenda come lui un giorno. Nel mio ruolo attuale nella Roma sono molto coinvolto nel gioco e riesco a segnare più gol, ma non sono ancora vicino al suo livello”.
Lo scetticismo d’Olanda
“Trovo strano che, dopo il mio trasferimento in Italia, all’improvviso non credano più in me. Anche mio padre pensava che sarebbe stato meglio se fossi rimasto nei Paesi Bassi per un altro po’, ma mi sostiene. Le persone che mi sono vicine forniscono un’influenza positiva e questo mi aiuta a ottenere il massimo dalla mia carriera. Ho visto molte volte che la gente pensava che non avrei giocato di nuovo quando è stato acquistato un nuovo giocatore, ma sono ancora lì. Continuo a fare del mio meglio e faccio vedere che si sono sbagliati. Sto bene in Italia e questo è solo l’inizio”.
L’assenza del pubblico allo stadio
“Ci vorrà un po’ per abituarsi, ma non dovrebbe fare alcuna differenza. I tifosi normalmente forniscono una spinta motivazionale, quindi dobbiamo crearcela da soli. Ultimamente abbiamo giocato tra di noi per prepararci a riprendere la competizione, quindi sappiamo cosa aspettarci“.
Il razzismo
“Il razzismo è la cosa peggiore al mondo. Non appartiene a questa era. Dovrebbe essere finito, ma sfortunatamente non lo è ancora. Quando vedi quante persone si ribellino, è solo un messaggio positivo. Dobbiamo tutti rendere il mondo un posto migliore. Insieme. Senza parlare di bianco o nero, ma solo di persone. Ecco perché mi piace il fatto che così tanti ci prestino attenzione. Stiamo sicuramente lavorando a questo problema in gruppo. Ne parliamo e speriamo che arriverà un momento in cui tali discussioni non saranno più necessarie. Se farò un’esultanza di solidarietà in caso di gol? Vedremo. Dovresti vivere quel momento. Personalmente non sono stato vittima di razzismo, ma molti altri sì e non va bene. Il calcio dovrebbe essere divertente e non un modo per tentare di ridicolizzare le persone“.