Non me ne vogliano i tifosi delle altre squadre, ma la Juventus vista nel derby è stata strepitosa, con il suo Dybala in testa: per questo ho messo di nuovo la Joya come copertina del racconto della giornata di campionato. Questo sesto appuntamento con la Serie A ha confermato il duo di testa formato da Juventus e Napoli: se per i bianconeri è un’abitudine, per i partenopei vincere sei partite di fila è un nuovo record mai riuscito nemmeno ai tempi di Maradona. Dietro le capoliste a punteggio pieno si risveglia l’Inter di Spalletti che vince nel solito quarto d’ora finale, la Lazio dà un calcio alle assenze per infortunio e domina contro l’Hellas Verona. La Roma chiude la pratica Udinese nel primo tempo, mentre il Milan cade impietosamente a Marassi contro una grande Sampdoria di un Giampaolo che conferma le sue grandi abilità strategiche. Successo casalingo vitale, nello scontro salvezza contro il Benevento, per un Crotone in ripresa, Chievo e Bologna corsare a Cagliari e Reggio Emilia. Nel posticipo, pareggio pirotecnico tra Fiorentina ed Atalanta, tra molte polemiche contro il direttore di gara Pairetto.
ROMA-UDINESE 3-1 (12′ DZEKO, 30′,45′ EL SHAARAWY, 91′ LARSEN)
Allo stadio Olimpico a partire meglio è l’Udinese con il solito Jankto: l’uomo più in forma del momento per i friulani prova la conclusione da fuori, costringendo Alisson a deviare in corner. Sarà l’unico squillo fino al finale per i bianconeri: la Roma eserciterà il suo monopolio in lungo e in largo. Ed infatti, al 12′ i giallorossi passano in vantaggio grazie a Nainggolan che vince l’ennesimo contrasto e serve Dzeko in area: il bosniaco non lascia scampo a Bizzarri ed è 1-0 Roma. Poi al 30′ El Shaarawy torna al gol in Serie A con un bel tocco d’esterno su assist di Dzeko; allo scadere di primo tempo il faraone raddoppia sfruttando un retropassaggio horror di Larsen. Nella ripresa continua il duello tra Dzeko e Bizzarri, anche se l’Udinese prova a riaffacciarsi nell’area giallorossa: prima Larsen e poi Maxi Lopez impensieriscono la difesa della Roma, che tuttavia vede un Alisson in forma scintillante. Il brasiliano salva tutto, prima su Maxi Lopez e poi su Bajic, mentre non può che soffiare sul pallone incornato da Nuytinck sulla traversa. Al minuto 89 Perotti si procura calcio di rigore: l’argentino però fallisce il penalty ed inesorabilmente si palesa la gelida regola del “gol sbagliato, gol subito”. Nuytinck lancia lungo per Larsen che tutto solo davanti ad Alisson segna il gol della bandiera per l’Udinese: poco male, netto successo della Roma, che sale a 12 punti con una gara da recuperare. Udinese ancora a secco in trasferta e ferma a tre punti.
SPAL-NAPOLI 2-3 (13′ SCHIATTARELLA, 14′ INSIGNE, 71′ CALLEJÓN, 77′ VIVIANI, 83′ GHOULAM)
Match palpitante a Ferrara: la spunta il Napoli contro una SPAL mai doma e viva più che mai. Dopo soli 3′ prima occasione per i padroni di casa: Ghoulam rischia l’autorete per anticipare Borriello in area; dopo tre minuti Hamsik impegna Gomis, ed Insigne viene ammonito per simulazione. Al 13′ Schiattarella fulmina Reina da fuori area su sponda di Antenucci. Lo svantaggio risveglia il Napoli che pareggia subito con Insigne: lo scugnizzo supera Gomis con il sinistro su assist di Callejón. I partenopei potrebbero anche chiudere la rimonta nei primi 45′, ma Gomis è bravissimo prima su Mertens e poi ancora su Insigne. Nella ripresa il Napoli parte fortissimo, con la SPAL che però tiene senza grande affanno: Sarri mette dentro Milik e Allan e toglie uno spento Mertens inserendo Rog, Il gol arriva subito con Callejón bravo ad inserirsi in area su cross di Ghoulam. La squadra di Sarri potrebbe dilagare, ma dopo soli 6 minuti la SPAL pareggia con un calcio di punizione da antologia di Viviani. Non c’è tempo per assestare le emozioni, perchè al minuto 83 Ghoulam si inventa il gol del definitivo 2-3 con una serpentina lunga 40 metri conclusa con un destro all’angolino basso, dove Gomis non può arrivare. Nel finale si consuma il dramma di Milik: il polacco si rompe il crociato del ginocchio destro, dopo meno di un anno dalla rottura dei legamenti dell’altro ginocchio. Sesta vittoria nelle prime sei per il Napoli, record assoluto in Serie A. La SPAL deve trovare i punti, il gioco di certo non manca.
JUVENTUS-TORINO 4-0 (16′, 91′ DYBALA, 40′ PJANIC, 57′ ALEX SANDRO)
Derby della Mole a tinte esclusivamente bianconere: la banda di Allegri stritola il Torino con una prova di forza impressionante. Partita che inizia subito in quarta: Lyanco fa invecchiare Sirigu di vent’anni con un retropassaggio shock, poi Cuadrado dribbla mezza difesa avversaria e calcia di poco alto. Ci prova Ljajic da fuori, poi la Juve passa al 16′: Dybala raccoglie da Pjanic dopo il doppio errore in pressing di Baselli e Rincon sulla trequarti e scarica in rete col mancino. Al 24′ va in scena la follia di Baselli: già ammonito, entra come peggio non si potrebbe su Pjanic e si prende il secondo giallo lasciando il Torino in dieci con Mihajlovic infuriato. Sale ancora in cattedra Pjanic che al 40′ mette in ghiaccio il match: assist di un indiavolato Cuadrado, ed il bosniaco pennella un destro da biliardo all’angolino. Nel secondo tempo continua lo show juventino: Alex Sandro calcia alto dopo pochi minuti dalla ripresa del gioco, poi al 57′ salta più alto di tutti su angolo di Pjanic e sigla il 3-0. Entrano Bernardeschi e Betancur, la Juve non cambia pelle e continua il martellamento: Sirigu salva da campione su Benatia e su Bernardeschi, poi un palo clamoroso di Mandzukic e ancora Sirigu strepitoso su Douglas Costa. Ma al 91′ il portiere granata deve arrendersi alla doppietta col colpo sotto di Dybala: decimo gol per la Joya in sole sei partite, sono numeri da fenomeno vero. La Juve riprende subito il Napoli a punteggio pieno, Torino penalizzato dall’inferiorità numerica e dall’atteggiamento troppo sfrontato.
SAMPDORIA-MILAN 2-0 (72′ ZAPATA, 91′ ALVAREZ)
A Marassi il Milan esce ridimensionato al cospetto di una Sampdoria cinica e tosta. Pronti, via e subito la prima emozione: Valeri assegna un penalty ai blucerchiati per mani di Kessie in area, ma il VAR cambia tutto. Il milanista la tocca infatti di spalla, all’altezza della scapola: niente rigore, ma la Samp non demorde ed ingolfa il Milan a centrocampo, producendo comunque solo due palle gol con Duvan Zapata. Male Abate e Kessie nei rossoneri, ma si va al riposo sullo 0-0, che va stretto i padroni di casa. Nella ripresa il match continua ad essere bloccato, per meriti della Sampdoria e per i limiti del Milan: i blucerchiati calano verso l’ora di gioco, ma il Milan non ne approfitta. A sbloccarla ci pensa la famiglia Zapata: il rossonero Cristian pecca di generosità per il cugino Duvan e con un colpo di testa goffo quanto i passi di un pinguino propizia la rete della punta doriana. Montella prova ad inserire Cutrone, Calhanoglu e Borini ma il Milan proprio non vuole saperne di mettersi in moto. E, come nel più classico dei finali, la Samp raddoppia allo scadere con il neo entrato Ricky Alvarez che scaglia in rete un diagonale mancino micidiale. Sampdoria imbattuta e con una partita da recuperare, Milan rintronato e barcollante.
CROTONE-BENEVENTO 2-0 (43′ MANDRAGORA, 58′ ROHDÉN)
Si sblocca finalmente il Crotone di Davide Nicola, continua l’astinenza di punti del Benevento di Baroni. Partenza shock per i calabresi: Tumminello si rompe completamente il crociato anteriore del ginocchio destro (con conseguente frattura del menisco) e viene rilevato da Simy Nwankwo. Ci prova il Benevento con Lazaar e poi Coda, senza centrare la porta, poi crescono i padroni di casa: Trotta e Stoian impensieriscono Belec, ma a segnare al minuto 43 è Rolando Mandragora con un bellissimo sinistro al volo dal limite. Prima rete in Serie A per il centrocampista nato a Scampia e di proprietà della Juventus. Nella ripresa il Benevento pare cattivo al punto giusto per agguantare il pari, ma la difesa delle streghe campane è disastrosa: al 58′ Rohdén batte Belec su meraviglioso assist di tacco di Trotta. Ci provano gli ospiti con Parigini e Costa, poi all’84’ l’occasione migliore per il Benevento: calcio di rigore per fallo di Ceccherini che atterra Lombardi, il VAR approva, ma Viola calcia sul palo. Vince finalmente il Crotone, mentre Baroni è sempre più nel baratro: vicinissimo l’esonero.
CAGLIARI-CHIEVO 0-2 (53′ INGLESE, 93′ STĘPINSKI)
Alla Sardegna Arena ci sono ben trenta gradi, nella prima partita autunnale: squadre affaticate dal gran caldo e ritmi inevitabilmente altalenanti. Il Chievo prende il pallino del gioco dopo una decina di minuti: prima ci prova Birsa, poi poco dopo è Inglese a rendersi pericoloso. Al 33′ si affaccia in avanti il Cagliari con il tentativo di Ionita che sfiora l’incrocio da fuori area. Nei minuti di recupero, ancora Roberto Inglese vicino al vantaggio gialloblù, ma dopo la bella combinazione tra Cacciatore e Castro, l’attaccante di Maran tira diritto tra le braccia di Cragno. Nella ripresa, al 53′ è proprio Inglese a firmare la rete del vantaggio del Chievo: cross al bacio dalla sinistra da parte di Cacciatore, e colpo di testa sul palo opposto. Il Cagliari reagisce senza però uno spartito preciso, mentre il Chievo tiene con ordine ed al 93′ raddoppia con Stępinski: l’ex-Nantes aveva rischiato il gol al primo tocco di palla assoluto in Serie A all’84’. Il Chievo si conferma macchina da trasferta: 7 punti su 8 sono arrivati lontano dal Bentegodi. Il Cagliari deve registrare una cabina di regia che con un Joao Pedro altalenante fatica decisamente troppo.
HELLAS VERONA-LAZIO 0-3 (24′ rig., 40′ IMMOBILE, 60′ MARUSIC)
Ripresa immediata per la Lazio di Inzaghi dopo il 4-1 subito dal Napoli, mentre l’Hellas proprio non va: Pecchia farebbe bene a lasciar perdere gli scaricabarile e ad ammettere i suoi (evidenti) errori. Subito Lazio al dominio nel possesso palla, anche se sterile per metà tempo. Al 24′ Marusic punta Suprayen nell’uno contro uno, il difensore veronese lo atterra in area e Irrati assegna il penalty: dal dischetto Immobile è implacabile. La Lazio continua ad attaccare con convinzione ed al 40′ arriva lo slalom speciale di Ciro Immobile: servito ancora da Marusic, l’attaccante laziale dribbla i difensori del Verona come paletti nella neve e fredda Nicolas con un destro secco. Al 42′ superbo Strakosha su punizione di Fossati, si va al riposo sul 2-0. Nella ripresa Pecchia prova a smistare le carte inserendo Cerci e Kean, ma i suoi rimangono sempre imballati in una manovra inesistente. La Lazio invece, nonostante le numerose assenze, gioca a memoria ed al 60′ cala il tris: Immobile, migliore in campo per distacco, si inventa un filtrante clamoroso per Marusic, che entra in area e batte Nicolas per il suo primo gol in Serie A. La Lazio controlla la partita ormai in ghiaccio, l’Hellas non ha nemmeno la voglia di segnare il gol della bandiera. Bella risposta della banda di Inzaghi dopo la scoppola contro il Napoli, per il Verona è tempo di una profonda autocritica.
INTER-GENOA 1-0 (87′ D’AMBROSIO)
Continua a segnare solo nell’ultimo quarto d’ora l’Inter di Luciano Spalletti, ingenerosa sconfitta per il coraggioso Genoa di Juric. Ottimo inizio dei nerazzurri soprattutto con Candreva e Perisic: il primo crossa dalla destra, il secondo calcia al volo dopo lo stop di petto e la mette fuori di pochissimo. La partita si gioca però su ritmi lenti, grazie anche al Genoa che blocca l’Inter a centrocampo e copre bene le linee di passaggio in verticale. Taarabt, il migliore dei suoi, inventa sulla sinistra e crossa in mezzo: a salvare è addirittura Icardi, generoso in copertura. Ancora il marocchino impegna la difesa nerazzurra, poi scaglia un destro a giro insidioso che costringe Handanovic all’intervento in allungo. Nel finale di tempo, palo pieno di Brozovic che prova il sinistro dal limite dell’area. Nella ripresa, occasione Genoa: Omeonga dribbla l’insufficiente Dalbert e crossa per Laxalt che spara alto da ottima posizione. L’Inter continua a faticare nel dare ritmo alla sua azione, sempre prevedibile e sempre per vie orizzontali, così il Genoa continua a pungere: Handanovic salva miracolosamente su Omeonga, poi fa lo stesso D’Ambrosio su Rosi. Sarà proprio l’esterno destro a risolverla: corner di Joao Mario, colpo di testa del numero 33 e pallone che si insacca beffardamente sul secondo palo. Nel finale, espulsi Omeonga e Taraabt per il Genoa che chiude immeritatamente sconfitto ed in nove uomini. Spalletti esulta, ma la sua Inter dovrà trovare necessariamente un sistema di gioco più affidabile.
SASSUOLO-BOLOGNA 0-1 (89′ OKWONKWO)
Derby emiliano amaro per i neroverdi di Bucchi, Donadoni esulta per un successo importante in ottica classifica. Nella prima parte di gara i ritmi sono molto blandi, con solo un occasione peraltro malsfruttata da Missiroli con un colpo di testa debole. Al 18esimo ci prova Matri, ma il suo sinistro è ottimamente controllato dal portiere da Costa. La partita prosegue noiosa, con un Sassuolo molto giù di tono ed un Bologna largamente al di sotto rispetto alla prestazione mostrata contro l’Inter. Il primo tempo termina senza ulteriori sussulti; nella ripresa gli ospiti sfiorano il vantaggio per due volte. La prima occasione è per Palacio, che spreca su cross di Donsah, poi quest’ultimo ci prova da fuori ma Consigli è attento e devia in corner. Il buon avvio di ripresa è illusorio, la partita torna infatti su ritmi da pennichella pomeridiana, a nulla valgono le mosse di Bucchi, che cambia tutto l’attacco togliendo Matri e Berardi. Ci vuole l’espulsione di Magnanelli all’80’ per ravvivare la partita, unitamente all’ingresso in campo del nigeriano Okwonkwo: è proprio lui a segnare il suo primo gol in Serie A che vale la vittoria rossoblù all’89’ con un tap-in facile facile sulla parata di Consigli su Palacio. Bucchi ed il Sassuolo si leccano le ferite ma necessitano di una scossa decisa, il Bologna conferma il buon momento con tre punti pesantissimi.
FIORENTINA-ATALANTA 1-1 (12′ CHIESA, 94′ FREULER)
Pareggio giusto fra Fiorentina ed Atalanta, se si considerano le occasioni prodotte e lo svolgimento; meno giusto, se si considerano i marchiani errori di Pairetto che nega due rigori ai viola (netto quello su Astori, dubbio il fallo di Berisha ma c’è il danno procurato). La partita è subito frizzante dalle battute iniziali, con Veretout che viene fermato ad un passo dalla porta da Toloi; Sportiello salva su Kurtic, poi al 12′ ecco il vantaggio viola: il solito Chiesa penetra nella difesa bergamasca, approfitta della distrazione di Palomino ed insacca con un bel destro sotto l’incrocio dei pali. L’Atalanta non si perde d’animo e sfiora subito il pari: Gomez imbecca meravigliosamente Freuler al centro dell’area con un esterno destro da applausi, Sportiello da pochi centimetri para incredibilmente. Nel finale di tempo ci provano senza successo Ilicic col sinistro a giro e Palomino di testa su corner. Nella ripresa Ilicic sale in cattedra: prima con una bella punizione alta di poco, poi con una serpentina che lo porta in aera e ad essere abbatutto da Pezzella. Pairetto chiama il penalty senza ricorrere al VAR (dubbio il fallo del viola). Dal dischetto il Papu Gomez incrocia con il destro ma Sportiello è super e para con uno scatto di reni prodigioso. Gasperini inserisce Cornelius ed Orsolini per guadagnare peso in attacco e cambia la partita: prima Carlos Sanchez rischia l’autorete, poi lo stesso Orsolini sfiora il gol in rovesciata sulla respinta di Sportiello. Ci prova anche Castagne, ma il portiere viola è ancora insuperabile. Proseguono poi le polemiche su Pairetto che non concede due rigori alla Fiorentina: il primo, al 77′ è evidente, per trattenuta di Spinazzola su Astori. Il secondo, al minuto 86, è meno netto, ma Berisha trattiene senza dubbio Gil Dias con la mano sinistra pur dopo aver deviato il pallone. Nel finale succede di tutto: al minuto 92 Babacar viene lanciato in campo aperto e sbaglia clamorosamente l’ultimo controllo davanti a Berisha, poi nell’ultima azione Freuler gela il Franchi con una staffilata di sinistro su sponda di Cornelius. Pareggio come già detto ampiamente giusto, anche se i viola hanno di che recriminare. Atalanta ottima per intensità ma troppo fragile dietro.