Chissà cosa penserà, domenica, Andrea Belotti, quando tornerà a calcare il prato di San Siro, lo stesso su cui sono scese inesorabili le sue lacrime al triplice fischio dell’arbitro di Italia-Svezia. L’attaccante del Torino ha vissuto in prima persona il dramma azzurro dal quale non sarà facile rialzarsi, ma proprio con la maglia granata ha l’occasione di riscattarsi parzialmente. Di fronte ci sarà il Milan, reduce dal pokerissimo inflitto all’Austria Vienna.
Sull’incontro di domenica e su tanti altri temi il centravanti classe ’93 ha detto la sua nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
“MIHAJLOVIC CI TRASMETTE OGNI GIORNO FIDUCIA”
Andrea Belotti, dopo l’eliminazione con la Svezia, come può risalire il calcio italiano?
«Restando tutti uniti, Federazione, staff tecnico, giocatori: è sempre stata questa la grande forza dell’Italia».
Gian Piero Ventura ha parlato con ciascuno di voi alla fine dell’ultima gara. A lei che cosa ha detto?
«Parole che non intendo divulgare, ma non dimentico. Importanti e piene di sensibilità».
Perché sul prato di San Siro nessuno sembrava triste come lei?
«Tutti eravamo tristissimi, gli italiani lo erano. Io ho scaricato l’amarezza subito, ho visto altri piangere negli spogliatoi, altri ancora lo avranno fatto una volta tornati a casa».
Cosa ha pensato quando ha visto le lacrime del suo compagno Buffon?
«Quello che, immagino, hanno pensato in molti: per Gigi l’eliminazione significava non poter più giocare un altro Mondiale».
A giugno per chi tiferà?
«Guarderò il Mondiale in Russia, ma non tiferò per nessuno, sono italiano».
Senza il Mondiale quali stimoli può trovare ora?
«Sono concentrato, come tutti i miei compagni, sull’obiettivo che vogliamo raggiungere con il Torino. La qualificazione alla prossima Europa League».
Quando Belotti giocherà la Champions?
«Guardate il campionato che ha disputato un anno fa l’Atalanta: fino a un certo momento sembrava fosse destinata a giocare la Champions. Ora con il Toro lavoriamo tutti per conquistare subito un posto in Europa League. Poi, nel tempo, magari arriverà anche qualcosa di più. Io mi nutro di sogni, non mi accontento».
Nemmeno Mihajlovic s’accontenta mai. Che rapporto ha con il suo allenatore?
«Straordinario, è il primo che crede in noi e ci trasmette ogni giorno questa fiducia».
E con il pallone tra i piedi se la cava ancora bene?
«Sì, in ritiro gli ho visto tirare certe punizioni…».
Non è diventata un peso eccessivo la sua clausola da 100 milioni?
«Confermo quello che ho già detto quando il Torino l’ha inserita nel mio contratto: non c’è nessuna pressione in più».
Quanto le pesa aver segnato solo due gol negli ultimi due mesi?
«Veramente sono rimasto fermo un mese per infortunio e comunque il gol tornerà. Ripeto: non è un’ossessione».
Il suo gol più bello con la maglia del Toro?
«Quello contro il Sassuolo quest’anno. E fino a oggi è quello che mi piace di più».
Riguarda le partite?
«Le riguardo tutte, il calcio è la mia passione».
Le rivede anche quando non segna?
«Quelle le guardo con maggiore attenzione per capire quali errori ho commesso».
Domenica si gioca Milan-Toro. Lorenzo Bonucci dovrebbe essere allo stadio per vedere da vicino il suo campione preferito. Che non è papà Leo, ma il Gallo. La sorprende?
«Mi fa piacere che Leonardo abbia lasciato libero suo figlio di tifare per chi gli pare, ha dimostrato di essere un uomo intelligente, credo che il suo sia un grande insegnamento».
Anche lei ha da sempre un campione del cuore, Shevchenko. Lo ha mai incontrato?
«Non ancora. Per il mio ultimo compleanno, però, mi hanno regalato un suo videomessaggio d’auguri: è stata una sorpresa meravigliosa».
Sarebbe bello che un giorno la venisse a vedere, magari dalla tribuna dello stadio Grande Torino.
«Già, sarebbe un altro bel regalo».
Dopo l’errore dal dischetto contro il Chievo tornerà a calciare i rigori?
«Ho mai detto di voler smettere?».
Che partita si aspetta contro il Milan? Non crede che la squadra di Montella abbia raccolto meno di quanto fosse prevedibile?
«Credo che sarà dura, quando giochi a San Siro lo è sempre. E sappiamo che il Milan ha acquistato anche quest’anno giocatori importanti. E quando ci sono tanti nuovi arrivi l’allenatore ha bisogno di tempo per far crescere il gioco della squadra».