Inter, senti Handanovic: “Spalletti ci ha unito. Io sto bene qui”

Handanovic Inter, 2017/18

Mentre l’Inter pensa a RafinhaSamir Handanovic si racconta. 

La stagione dei nerazzurri è ad un possibile punto di svolta, tra il calciomercato ed i risultati. Spalletti sta aspettando altri rinforzi per completare la sua rosa dopo aver ingaggiato Lisandro Lopez. Contestualmente, ci si avvicina sempre di più al big match di San Siro contro la Roma.

Ad ora però, le sensazioni all’interno dello spogliatoio sono tutt’altro che negative.

INTER, HANDANOVIC DAGLI INIZI ALL’INTER DI OGGI

Questo quanto si deduce dalla lunga intervista che il portiere sloveno ha rilasciato ad Inter TV. Il para rigori dei milanesi ha parlato dell’apporto di Spalletti per la squadra, delle dinamiche della stagione in corso, fino ad arrivare alle sue “origini” da portiere. Ecco le sue dichiarazioni.

Cosa ne pensa del lavoro di Spalletti?

“Ora siamo un gruppo unito e il merito è molto di Spalletti ma anche dei ragazzi. Abbiamo ottimi calciatori, persone a posto e normali. Questo serve al gruppo per non uscire dalle righe”.

Handanovic, una bandiera nerazzurra?

“Se sono una bandiera? Qui sto bene e abbiamo tutto a disposizione per fare risultati e per riportare l’Inter dove merita. Se resto per sempre? Vediamo”.

Il VAR?

“Toglie un po’ di emozione per colpa delle tempistiche. Però sono favorevole“.

Come disporrebbe l’Inter su una scacchiera?

“L’alfiere è uno che fa le diagonali, come Santon. La torre? Skriniar. La regina? Borja Valero. Il cavallo? Perisic, il cavallo pazzo. Ha una forza di un cavallo che corre tutta la fascia”.

Il Samir degli inizi?

“Ho cominciato guardando mio cugino, quando avevo 10 anni andavo a vedere lui che era più grande. Poi è nata la passione e sono andato in porta. Solo a calcio a 5 giocavo fuori. In Italia sono arrivato dalla Slovenia, serie B. Poi ho fatto un provino all’Udinese e mi hanno preso. Nel 2004/05 c’era Spalletti, ero il secondo portiere. Siamo arrivati quarti, prima qualificazione in CL. Poi sono andato a Treviso per giocare, dopo Calciopoli ci siamo trovati in serie A. Ho perso il posto un po’ per colpa mia, ma l’esperienza mi è servita. Poi a gennaio sono andato alla Lazio a fare il terzo portiere dietro Ballotta e Peruzzi.

Mio padre ha l’età di Ballotta. Mi sono allenato con loro, è stato bello anche se non giocavo. Alla prima partita sono stato espulso, ho causato un rigore, da ultimo uomo. De Michele ha parato il rigore. A Rimini sono andato in serie B con un presidente molto ambizioso che ha fatto una squadra forte. C’erano la Juve, il Genoa e il Napoli, a gennaio eravamo primi. In tanti ci siamo ritrovati in serie A: Matri, Baccin, Moscardelli. Un bel gruppo. Lì ho giocato 41 partite. Mi è servito per credere in me stesso e mi ha dato la giusta fiducia. Sono tornato all’Udinese e lì ho sempre giocato per 5 anni finché non mi ha preso l’Inter”.

In chiusura, qualche curiosità sui ritiri nerazzurri…

“Sono in stanza con Nagatomo. Fa un po’ di tutto. Guarda internet, alle 11 fa stretching e canta. Canta molto bene, ha voce. Io non capisco niente. E’ un buon compagno ci troviamo sempre d’accordo sulle cose da fare, con lui si può far tutto. Russa? No. Magari russo io. Io mi sveglio di solito prima di lui”.