A distanza di nemmeno un anno dalla disfatta della Roma contro il Bodo/Glimt, anche la Lazio ha dovuto far fronte a una sonora sconfitta in terra scandinava. Il 5-1 rifilato dal Midtjylland rappresenta una delle debacles europee più pesanti della storia biancoceleste, seconda soltanto al 6-0 di Lens della Coppa UEFA 1977/78. La domanda che tutti gli appassionati di calcio, sia tifosi delle due romane che non, si pongono è la seguente: come mai, nel giro di nemmeno 365 giorni, il calcio italiano ha dovuto subire non una ma ben due figuracce del genere, per altro sempre in terre nordiche? Ci sono delle differenze tra queste due uscite terrificanti?

Turnover e troppa sufficienza
Sicuramente, l’approccio alla partita degli uomini di Maurizio Sarri non è stato il migliore che si potesse avere. Poca lucidità, tanta staticità in mezzo al campo ed errori difensivi da matita blu in tutti e 5 i gol (compresi i falli che hanno portato ai due calci di rigore per i danesi). Un’altra “colpa” si potrebbe dare all’eccessivo turnover difensivo. Centro difesa affidato a Romagnoli e Gila, una novità assoluta viste le sole 2 presenze e qualche spicciolo dello spagnolo in queste prime uscite stagionali, mentre le corsie esterne a Hysaj e Radu, titolare per la prima volta in questa nuova annata. Di certo, non il miglior schieramento per affrontare una squadra del nord che fa della velocità e della tecnica le sue armi vincenti. In più, si trattava di un gruppo attraversante un pieno momento di difficoltà in campionato (ottavo in Superligaen con 10 punti conquistati in 9 giornate più una sconfitta nella partita inaugurale dell’Europa League contro uno Sturm Graz capace di prenderne 6 in casa del Feyenoord). Per il resto, però, a parte l’esclusione iniziale di Milinkovic-Savic, la squadra era composta dai titolarissimi.
Bodo-Roma: “La nostra squadra che ha iniziato la partita è inferiore a loro”
Si può riassumere nella frase del sottotitolo di cui sopra la sconfitta della Roma in terra norvegese di quasi un anno fa. Nove undicesimi cambiati rispetto alla formazione tipo, nove giocatori che prima di quell’occasione difficilmente vedevano il campo, tra cui alcuni di essi ben poco accetti da Mourinho. Una squadra in totale balia di sé stessa, con la differenza che successivamente la maggior parte dei calciatori impiegati quella sera, il terreno di gioco l’han visto dalla panchina o dalla tribuna. Un match utilizzato ad arte dal tecnico portoghese per attirare l’attenzione della società sul problema di un organico troppo corto e, talvolta, non all’altezza. Queste, infatti, le parole dello Special One al termine della gara: “Colpa mia. Sono io che ho deciso di giocare con questa squadra. L’ho fatto con buone intenzioni: dare una chance a gente che lavora tanto e non gioca. Abbiamo perso contro un organico che ha più qualità di noi: il nostro undici che ha iniziato la partita è inferiore al Bodo”. Ciò che è accaduto dopo quella debacle in casa giallorossa è storia. Riuscirà, invece, la Lazio a mettere da parte tutto quanto e a ripartire, magari con il desiderio di arrivare fino in fondo alla competizione come hanno fatto i cugini lo scorso anno, anche se in un contesto diverso?